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Cronaca

Bloccati a Gaza, anche due fasanesi

FASANO - “Stiamo tutti bene a Gaza, ma il valico dalla parte egiziana è chiuso, ecco perché lo stop”. Da ieri all’1.30 sono bloccati nella striscia di Gaza 34 attivisti italiani che si erano recati lì giovedì scorso nell’ambito di una spedizione di solidarietà organizzata da giorni per portare medicinali e il denaro di una raccolta fondi all’ospedale Al Awda.

FASANO - “Stiamo tutti bene a Gaza, ma il valico dalla parte egiziana è chiuso, ecco perché lo stop”. Da ieri all’1.30 sono bloccati nella striscia di Gaza 34 attivisti italiani che si erano recati lì giovedì scorso nell’ambito di una spedizione di solidarietà organizzata da giorni per portare medicinali e il denaro di una raccolta fondi all’ospedale Al Awda. Fra gli attivisti impegnati in una campagna per il diritto al ritorno dei profughi palestinesi, vi sono due pugliesi, entrambi di Fasano: sono Domi Sbiroli e Francesco Lissone. La strada è sbarrata per ragioni ignote (a quanto pare non vengono mai specificate) all’altezza del valico egiziano di Rafah dal quale non sono stati autorizzati a transitare. Da notizie informali che giungono agli interessati da fonti egiziane il valico sarebbe stato chiuso perché la situazione nel Sinai non è al momento tranquilla.

Vi sarebbero state 6 vittime ieri in Egitto a causa di scontri tra manifestanti e le forze dell’ordine, ma c’è chi dice che il bilancio è più serio. E ancora auto date alle fiamme, lacrimogeni al Cairo ma anche ad Alessandria, Ismaleya, Suez e Sohag.Nella serata di ieri i 34 sono rientrati quindi a Gaza City dove vi sono alberghi e ricoveri in cui trascorrere la notte. La Farnesina è in contatto con l’Egitto per risolvere la questione. Il volo di ritorno in Italia è previsto per oggi dal Cairo. Il valico chiuso di Rafah dista dall’aeroporto circa 350 chilometri da percorrere nel deserto. Quasi certamente non vi arriveranno in tempo per partire.

La delegazione “Per non dimenticare… il diritto al ritorno” aveva già dovuto attendere cinque giorni prima di ottenere i permessi per transitare dall’Egitto a Gaza, in senso contrario, e sempre per le medesime difficoltà. Una volta arrivati in Palestina erano stati accolti dalle autorità e da parte della popolazione in festa. Non vi sono pericoli per l’incolumità degli italiani, per altro gli stop all’attraversamento dei confini sono ormai una prassi, dicono i bene informati, sono all’ordine del giorno, se anche in questo caso sembrerebbero dovuti alla tensione tornata altissima in diverse città egiziane. In quella lingua di terra trattata come una zona militare, dunque, si entra con difficoltà e in pratica soltanto attraverso l’Egitto. Se il valico è chiuso, allora è difficile anche tornare indietro.

Da Gaza, Domi Sbiroli fa sapere, attraverso Facebook, che la situazione è complessa ma che non vi sono al momento emergenze di sorta. Probabilmente già oggi potrebbe esservi una felice soluzione del caso. Comunque sia la vicenda degli italiani, tra cui due fasanesi, è emblematica della condizione del popolo palestinese e di tutti coloro che intendono portare aiuti di ogni genere in quella terra.

“Per il momento non abbiamo altre informazioni” ha spiegato Sbiroli a BrindisiReport.it sul web. “Stiamo tutti bene a Gaza, il valico dalla parte egiziana è chiuso, da qui il blocco. Ma abbiamo appena finito di cenare, abbiamo una riunione tra un po’ ” scrive sul social network che lo tiene in contatto con l’Italia e con tutti coloro che stanno tentando di veicolare informazioni e di cercare un metodo per far sì che il via libera giunga quanto prima.

Notizie più precise si avranno nella giornata di oggi, quando il gruppo tenterà nuovamente di entrare in Egitto per giungere al Cairo in tempo per prendere l’aereo. Va comunque specificato che per quanto si tratti di una zona calda dell’emiciclo, i 34 italiani non si trovano sul fronte. E’ un’area in cui vi sono attentati e bombardamenti, ma vi sono punti sicuri in cui alloggiare. La popolazione è sempre parecchio ospitale, non mancano viveri. Tutto quel che non c’è, a Gaza, è la libertà di muoversi in tutte le direzioni, senza imprevisti. Senza divieti improvvisi e inspiegati. Una privazione non di poco conto che può far notizia in Europa ma che laggiù è l’agghiacciante quotidianità.

 

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