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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca Ceglie Messapica

Pd e l’ex ministra Bellanova condannati al risarcimento dell’ex addetto stampa

I giudici della Corte d’Appello di Lecce, ribaltando la sentenza di primo grado, hanno stabilito che l’attività di Maurizio Pascali era riconducibile ad un “rapporto di lavoro subordinato” e non autonomo e occasionale. La sindacalista ha già versato 1.300 euro e annuncia ricorso in Cassazione

LECCE - Si ribalta il pronunciamento di primo grado e per il coordinamento provinciale del Pd di Lecce, e in parte anche per l’ex ministra Teresa Bellanova, originaria di Ceglie Messapica, i giudici della Corte d’Appello dispongono il risarcimento per l’ex addetto stampa del partito, Maurizio Pascali, ingaggiato come collaboratore a partita iva a 1200 euro lordi al mese, ma con il quale, di fatto, si era instaurato un rapporto di lavoro subordinato.

E’ quanto emerge dalla sentenza della sezione lavoro della Corte d’Appello di Lecce (presieduta dal giudice Daniela Cavuoto) del 22 giugno scorso, ma deposita in questi giorni, che si è espressa sul ricorso d’appello proposto da Pascali, difeso dal legale Alessandro Stomeo, contro la sentenza di primo grado del 2019 con la quale il giudice unico dl tribunale del lavoro aveva rigettato le richieste dell’ex addetto stampa.

Il nuovo pronunciamento della Corte d’Appello, invece, rileva che il Pd provinciale di Lecce avrebbe utilizzato per poco più di tre anni, tra il 2010 e il 2013, l’allora studente universitario come addetto stampa, tenendolo in carica come co.co.co e a partita iva per 1.200 euro lordi al mese, mentre di fatto le mansioni svolte e documentate, lo inquadravano come un vero e proprio dipendente del partito, essendosi instaurato “rapporto di lavoro subordinato”, come si recita anche in alcuni passaggi chiave della sentenza.

Per il giudice del lavoro di Lecce quindi il Pd e Teresa Bellanova (quest’ultima limitatamente al periodo tra gennaio e inizio giugno del 2013) hanno impiegato con un contratto di lavoro parasubordinato l’allora addetto stampa, Maurizio Pascali, a cui invece il tribunale ora riconosce lo status di lavoratore subordinato e il diritto del risarcimento in merito alle differenze retributive.
Ed è per questo che i giudici hanno condannato il coordinamento del partito a pagare a Pascali oltre 50 mila euro, di cui 6.700 in solido con l’attuale viceministro Teresa Bellanova. Quest’ultima ha già dato seguito a quanto disposto dalla sentenza avendo già versato la quota spettante di circa 1.300 euro. A carico ci sono poi anche le spese di giudizio.

“L’attività di Pascali era meramente esecutiva delle richieste degli esponenti del Pd, rispetto ai quali si poneva come interfaccia” scrivono i giudici, “con gli organi di stampa locale, anche monitorando e segnalando la pubblicazione di interventi di soggetti di diverso orientamento politico ai quali il Pd potesse replicare. L’apporto di Pascali si connotava per continuità temporale e per coordinamento attesa la stretta correlazione con gli input degli esponenti del partito resa ostensibile anche dall’utilizzo di una postazione di lavoro nonché di una utenza telefonica fissa” si legge in un passo della sentenza.

Il ricorrente  poi, “oltre a interessarsi della comunicazione del Pd provinciale, fu direttamente chiamato dall’onorevole Bellanova per integrare il suo personale staff in vista delle elezioni nazionali indette per quell’anno”, si spiega sempre nella sentenza di appello che, come detto, risale allo scorso giugno ma che è stata depositata lunedì scorso. E resa nota nell’ambito di un altro processo per diffamazione che la ex ministra Bellanova ha intentato contro Pascali e contro i tre giornalisti che hanno raccontato la vicenda: Mari Tota per il Fatto Quotidiano, Francesca Pizzolante per Il Tempo e Danilo Lupo per La7 (allora inviato di La Gabbia). Il processo è in corso da otto anni e gli imputati sono assistiti dall'avvocato Roberto Sisto su intervento di Assostampa.

Bellanova: “Sentenza rispettata. Si va in Cassazione”

“Le sentenze non si commentano, si rispettano. È quello che ho sempre pensato ed è esattamente quello che in questo caso ho già fatto”. Così Teresa Bellanova, viceministra delle Infrastrutture e mobilità sostenibile, si esprime circa la notizia relativa alla sentenza della Corte di Appello di Lecce che, in una causa di lavoro, ha disposto, a suo carico, il pagamento di una somma pari a circa 1.300 euro (già versati fa sapere la senatrice), per fatti risalenti al 2013. “Al contempo faccio alcune precisazioni necessarie per meglio inquadrare la vicenda” chiarisce la Bellanova, “nel primo grado di giudizio innanzi al Tribunale le richieste del ricorrente erano state totalmente rigettate dal giudice, il quale aveva ritenuto che la prestazione di lavoro oggetto della controversia fosse completamente autonoma”.

“Successivamente la sentenza della Corte d’Appello di Lecce ha ritenuto di qualificare la stessa prestazione come collaborazione coordinata e continuativa che, come è noto, è, comunque, un rapporto di lavoro autonomo, escludendo, dunque, la natura subordinata del rapporto” prosegue la ex ministra, “in virtù di questa valutazione discrezionale, che i miei legali ritengono del tutto infondata e che sarà, pertanto, oggetto di impugnazione in Cassazione, sono stati applicati gli effetti della cosiddetta legge Biagi secondo cui, in mancanza del progetto, previsto, appunto, per le collaborazioni coordinate e continuative, al collaboratore è riconosciuta la medesima retribuzione del lavoratore subordinato”.

Questa è la “corretta ricostruzione dei fatti” secondo Teresa Bellanova. Che conclude: “vale la pena sottolineare, inoltre, che la stessa Corte d’Appello di Lecce ha sancito un utilizzo estremamente limitato della collaborazione e per un periodo di tempo di soli 5 mesi. È opportuno ricordare, infine che parliamo di sentenza non definitiva in quanto si è nei termini per proporre ricorso in Cassazione, come peraltro già preannunciato dal mio difensore”.

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