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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

Il cardiologo e il presunto sistema corruttivo: “Numero abnorme di stent non utilizzati”

Nuovi dettagli dell’inchiesta sfociata nell’arresto del dottor Domenico Palmisano, in servizio nel reparto di Cardiologia e Utic dell’ospedale Perrino, e di quattro imprenditori. “Bypassata di fatto la farmacia ospedaliera nel processo di definizione degli ordini di reintegro con consegna del materiale direttamente in reparto”

BRINDISI – Uso ingiustificato di protesi. Mancata compilazione dei report relativi agli impianti inutilizzati. Mancato rispetto delle procedure aziendali previste per le forniture. E’ in questi ambiti che si delineano le contestazioni mosse al cardiologo Domenico Palmisano, accusato di aver posto in essere un presunto sistema corruttivo di cui sarebbe stata l’Asl Brindisi a pagarne le conseguenze, avendo acquistato dispositivi medici impiantabili (stent aorto-coronarici e cateteri dilatatori coronarici) che non sarebbero stati necessari.

Il professionista originario di Celie Messapica, ma residente a Brindisi, è in servizio presso il reparto di Cardiologia e Utic dell’ospedale Perrino. Da mercoledì scorso (26 ottobre) è sottoposto alla misura degli arresti domiciliari, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del tribunale di Brindisi, Vilma Gilli, su richiesta della locale Procura. Stessa misura restrittiva è stata emessa anche a carico degli imprenditori Massimo Gabriele (53 anni, di Bari); Domenico Brunetti (56 anni, nato a Bari, residente a Mola Di Bari); Andrea Tantalo (47 anni, di Matera); Davide Lazazzara (46 anni, di Acquaviva Delle Fonti). Tutti e cinque gli indagati sono ritenuti responsabili del reato di corruzione continuata. Il medico è accusato anche di truffa aggravata e di false attestazioni nell'utilizzo del marcatempo sul luogo di lavoro.

"Primato di stent inutilizzati"

Da quanto emerge dall’ordinanza, le indagini, riferite a fatti avvenuti fra il 2017 e il 2021, sono state avviate dai carabinieri del Nas di Taranto. I militari hanno ascoltato un medico in servizio presso il reparto di Cardiologia del Perrino, imbattendosi in uno scenario riguardante un “uso smodato e ingiustificato” di dispositivi medici presso quel reparto, ad opera, in particolare, secondo gli inquirenti, del 54enne Domenico Palmisano. Poi sono stati ascoltati anche altri medici e il primario. 

Nel nosocomio brindisino erano in tutto tre i cardiologi interventisti che facevano uso di stent coronarici, palloni e guide coronariche. Il primo teste ascoltato dagli investigatori ha riferito di essersi accorto di un “uso inappropriato di stent coronarici, sia nelle indicazioni all’impianto che nel numero di protesi impiantate”. In particolare è stata segnalata la presenza di un “numero abnorme” di stent che dopo l’apertura della confezione, per varie cause, non venivano più utilizzati. A tal proposito il teste fa riferimento a un report redatto nel 2017 da un infermiere responsabile della gestione del materiale, dal quale sarebbe emerso che Palmisano “aveva una percentuale di mancato utilizzo di stent pari al 70 percento circa”, sul totale dei tre cardiologi interventisti. A quel punto, da quanto riferito dal teste, Palmisano avrebbe “cominciato a non compilare” il report. Dopo vare rimostranze dei suoi colleghi, il primario avrebbe quindi fatto un “richiamo diretto al personale medico ed infermieristico dell’Emodinamica, precettando agli infermieri di verificare l’avvenuta compilazione, a cura del medico, del report protesico non impiantato”. 

Tornando al report del 2017 in cui erano riepilogati gli stent non utilizzati nel corso delle procedure di sala poiché "resisi inservibili", ma che "regolarmente venivano remunerati alle società fornitrici", si evince che Palmisano “risulta avere il primato di non uso con 89 pezzi (di stent, ndr) su un totale di 123 inutilizzati, circa il 72 percento del totale su quattro specialisti in servizio al reparto”. Lo stesso indagato, “per un certo periodo di tempo”, nonostante la direttiva del direttore del reparto, non avrebbe compilato le schede di mancato utilizzo per danneggiamento dei dispositivi in questione, “non consentendo, dunque, al reparto – si legge nell’ordinanza – di poter effettuare una regolare contabilità del materiale protesico non utilizzato”. E nel maggio 2020 il primario avrebbe richiamato il personale medico e infermieristico di emodinamica a rispettare la precedente disposizione sulla segnalazione degli stent non impiantati. 

Il direttore del reparto, ascoltato dal pm, ha riferito, in sostanza, che da parte di Palmisano non vi sarebbe stato un abuso nell’utilizzo di protesi mediche poiché questi era il maggior interventista. Ma nell’ordinanza si rimarca come la “mancata e puntuale compilazione dei report relativi agli impianti viziava questo giudizio di ‘adeguato rapporto’ tra il numero di stent e di interventi di Palmisano, poiché, in concreto, era impossibile il controllo del rapporto delle due voci proprio per la volontà di Palmisano che si sottraeva alle direttive del dirigente”.

Sulla scorta delle testimonianze raccolte, gli inquirenti hanno acquisito una serie di documenti attestanti le procedure vigenti per l’acquisto dei dispositivi medici e la rendicontazione degli ordini di acquisto effettuati dalla farmacia ospedaliera relativi agli stent e cateteri dilatatori coronarici utilizzati in emodinamica fra il 2017 e il 2020, con l’indicazione delle ditte fornitrici. Data la complessità della situazione, gli investigatori hanno ascoltato il personale addetto alla gestione degli appalti e alla fornitura del materiale. E poi sono stati acquisiti ulteriori elementi investigativi tramite intercettazioni telefoniche e ambientali e un trojan installato nel telefonino di Palmisano, che ha consentito di ricostruire le chat intercorse con gli altri quattro indagati, tramite l’app di messaggistica Whatsapp. 

"Farmacia ospedaliera bypassata"

Riguardo ai rapporti fra Palmisano e l’imprenditore Massimo Gabriele, amministratore unico della Medical Solution Tecnology, agente per la Puglia dei prodotti Cordis e Biotronik, nell’ordinanza si fa riferimento a “una prassi seguita dagli indagati, che di fatto bypassava la farmacia ospedaliera nel processo di definizione degli ordini di reintegro con consegna del materiale direttamente in reparto, non teneva conto delle procedure aziendali che regolamentano il 'ciclo di magazzino’ per le forniture in ‘conto deposito’ del materiale sanitario, non favorendo la tracciabilità e la contabilità del materiale sanitario impiegato in reparto da parte degli organi preposti, in primis la farmacia ospedaliera, secondo le disposizioni aziendali vigenti”. 

Da Gabriele, Palmisano avrebbe ricevuto un orologio Rolex modello Daytona, in acciaio e oro, dal costo approssimativo di 18.500 euro. Avrebbe ricevuto, inoltre, la promessa di vedersi donare alcune bottiglie di vino pregiato e una di champagne di marca indefinita. Il valore di ogni singolo pezzo? Circa 200 euro. Poi c'è Domenico Brunetti (56 anni, nato a Bari, residente a Mola Di Bari), titolare della D.B. Med srl, agente per la Puglia dei prodotti Meril. Lui si incontra con Palmisano nei pressi di uno svincolo stradale. Il 9 dicembre 2020 avrebbe dato al medico una somma imprecisata di denaro in contanti. Andrea Tantalo, socio della società New Medical Solutions srl, agente per la Puglia dei prodotti Meril, il 18 novembre 2020 avrebbe consegnato a Palmisano una somma imprecisata di denaro in contanti, dopo un incontro presso uno svincolo stradale. Il 20 novembre gli avrebbe consegnato una bottiglia di prosecco dal valore di circa 90 euro. Davide Lazazzara, titolare dell'omonima impresa individuale, agente della società Bio Sud Medical Systems, nel gennaio 2021 avrebbe consegnato al cardiologo, dopo un fugace incontro in un bar di Brindisi, una somma imprecisata di denaro contante. Avrebbe anche promesso una bottiglia di champagne di marca indefinita. 

Le altre accuse

Infine, due capi di imputazione riguardano solo il cardiologo Domenico Palmisano. Gli viene contestato l'allontanamento dal luogo di lavoro senza timbrare il cartellino in uscita. In questo modo avrebbe indotto in errore l'Asl di Brindisi sul suo orario lavorativo effettivo. Avrebbe procurato a sé un ingiusto profitto, quantificato in 4.264 euro e spicci, pari a un totale di 156 ore e 34 minuti di lavoro. Il gip ha emesso anche un decreto di sequestro preventivo per equivalente pari alla somma di 4.264,99 euro nei confronti del medico cardiologo indagato. 

Domenico Palmisano è difeso dagli avvocati Vito Epifani e Roberto Cavalera. Venerdì scorso, nell’ambito dell’interrogatorio di garanzia, si è avvalso della facoltà di non rispondere. L’Asl ha avviato un procedimento disciplinare. Il cardiologo è stato sospeso in forma cautelare dal servizio. 

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