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Cronaca

L'arcivescovo taglia sui dipendenti laici

BRINDISI - Anche il vescovo licenzia, con tanto di lettera raccomandata. Anche il vescovo manda a casa i lavoratori, tranciando di netto contratti a tempo indeterminato. Accade nell’Arcidiocesi di Brindisi – Ostuni, in piena estate e a decorrere dal 15 settembre. Via l’addetto stampa, Giovanni Morelli, e altre sei persone.

BRINDISI - Anche il vescovo licenzia, con tanto di lettera raccomandata. Anche il vescovo manda a casa i lavoratori, tranciando di netto contratti a tempo indeterminato. Accade nell’Arcidiocesi di Brindisi – Ostuni, in piena estate e a decorrere dal 15 settembre. Via l’addetto stampa, Giovanni Morelli, via un operaio, il centralinista che ha patteggiato la pena perché accusato di spaccio (Giuseppe Ribezzi), e altre cinque persone che però hanno costituito una cooperativa e trovato una nuova formula di collaborazione, ma non più con garanzie contrattuali paragonabili al tempo indeterminato.

A luglio il “raid” di licenziamenti, curati dal legale della Curia, a settembre gli effetti: stop (momentaneo?) alle pubblicazioni del giornale diocesano Fermento, stop (anche questo temporaneo?) al sito internet della Curia. Tutti a casa, con le angosce per il futuro che ne conseguono. Le ragioni? Formalmente si parla di “riorganizzazione” interna, un po’ come accade in decine di altre aziende che decidono di alleggerire il carico, relativamente al personale, per affrontare la crisi.

Insomma neppure più la Chiesa offre certezze professionali. Anche la Chiesa, a conti fatti, è in grado di lasciare dipendenti “in mezzo a una strada”. A Giovanni Morelli, che ha curato l’ufficio stampa della Curia negli ultimi anni sopportando decine di telefonate (non risponderà più al consueto numero di servizio) di colleghi a ogni ora del giorno, riuscendo in ogni caso a venire incontro alle loro necessità spesso impellenti in tempi stretti e consoni al lavoro giornalistico, non resta che inviare un saluto a tutti. Un saluto in cui si legge a chiare lettere una buona dose di amarezza.

“Ti comunico che dal 15 settembre non sarò più un dipendente dell’arcidiocesi di Brindisi-Ostuni, in quanto mons. Domenico Caliandro ha deciso una serie di licenziamenti, compreso quello del sottoscritto. Pertanto, non rivestirò più l’incarico di addetto stampa/portavoce dell’Arcivescovo e della Curia arcivescovile, né svolgerò più gli altri compiti inerenti l’attività di Ufficio per le Comunicazioni Sociali, la redazione del giornale diocesano ‘Fermento’ e la redazione del sito internet istituzionale”.

“Ti ringrazio per la collaborazione di questi lunghi anni – scrive Morelli ai colleghi della stampa - e mi scuso per gli errori compiuti, le ‘omissioni’ e i silenzi seguiti ad alcune domande e richieste spesso un po’ ‘scomode’. Raccontare agli organi di informazione la vita della Chiesa – prosegue - è un compito difficile, ma nel contempo è avventura bella e affascinante. Nei nostri ricordi è ancora viva l’esperienza straordinaria della visita di Papa Benedetto XVI a Brindisi, ma ti ringrazio anche per aver raccontato, dal tuo punto di osservazione, la quotidiana attività della nostra Chiesa che è ancora viva nonostante debolezze e contraddizioni”.

Quindi i ringraziamenti (e tra le righe, anche i “non ringraziamenti”, basta porre attenzione alla selezione accurata di nomi). Da parte mia, è doveroso ringraziare mons. Rocco Talucci, Arcivescovo emerito (e predecessore di Caliandro), per la fiducia dimostrata in questi lunghi anni e per il sostegno con il quale mi sta accompagnando in questo momento. La mia gratitudine va anche a mons. Giuseppe Satriano, vicario generale e a don Sergio Vergari, economo della Diocesi”.

“Notizie come quella di un licenziamento – conclude, senza troppi giri di parole, Morelli - creano disorientamento e amarezza. Penso, però, che sia necessario non abbattersi e ricominciare. In questi ultimi mesi, con alcuni di voi, ho condiviso ansie e preoccupazioni legate a insicurezza, mancanza di prospettive, delusioni professionali e lavorative, licenziamenti, cassa integrazione, disoccupazione”.

“Il mio augurio è che ciascuno, in primis io stesso, si riesca a ritrovare la serenità necessaria per continuare a raccontare alla gente la vita dei nostri territori. Nella speranza che i nostri percorsi professionali possano nuovamente incrociarsi”, conclude l’ addetto stampa della Curia sul piede di partenza.

Altra storia, poi è quella relativa alle nuove nomine, al giro di valzer negli incarichi interni all’Arcidiocesi al quale si assiste ogni anno. Non c’è più il prof. Giacomo Carito ai Beni culturali, che resta solo direttore del Museo diocesano, ma un sacerdote, mons. Antonio Valentino. Stessa scelta per la direzione della Caritas, fuori Rino Romano e al suo posto un altro ecclesiastico don Pietro Demita. L’indirizzo “politico” è la riduzione all’osso del numero dei laici interni alla Curia brindisina. Abolito, lo è stata lo scorso anno e probabilmente sarà così anche in seguito, l’incontro con i giornalisti il giorno in cui si celebra San Francesco di Sales, patrono della categoria.

Insomma, se Papa Francesco, ha dimestichezza con la comunicazione, tanto da non avere remora alcuna a scrivere direttamente ai direttori dei giornali nazionali, quaggiù l’atmosfera è diversa. La Curia non ha neppure più un ufficio stampa.

 

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