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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

Ocean Viking: "Chiediamo il rilascio immediato della nave così può tornare a salvare vite"

Riceviamo e pubblichiamo una nota di associazioni, comitati, sindacati, gruppi, collettivi e altro sul fermo amministrativo della nave di Sos Mediterranée

Riceviamo e pubblichiamo una nota di Anpi Brindisi Arci Brindisi, Arci Puglia, Associazione Malikura Yiriwa Ton, Casa Betania, Cgil Brindisi, Comunità Africana di Brindisi e provincia, Coordinamento provinciale Libera Brindisi, Digiuno di giustizia in solidarietà con i migranti-Bari, Emergency - Gruppo Provincia di Brindisi, Forum per cambiare l'ordine delle cose della Provincia di Brindisi, Gruppo Salvagente Sos Mediterranée Bari, La Collettiva TransFemministaQueer Brindisi, Mesagne Bene Comune, Associazione Migrantes Brindisi Odv, Nigeria Union of Brindisi, Sos Mediterranée Italia, Tarantula Rubra, Voci della Terra, Comitato Io Accolgo Puglia, Coordinamento delle Diaspore in Puglia Ets Consiglio Italiano per i Rifugiati sul fermo amministrativo di 20 giorni della nave Ocean Viking per presunta violazione del decreto Piantedosi

Si è svolto ieri, domenica 11 febbraio, a Brindisi un sit-in di solidarietà contro il fermo amministrativo di 20 giorni imposto alla nave Ocean Viking di Sos Mediterranée, giunta venerdì scorso nel porto di Brindisi con a bordo 261 migranti (di cui 68 minori), soccorsi in quattro operazioni a largo della Libia.

Come denunciato dalla Sos Mediterranée, il 6 febbraio è stata una giornata caotica nel Mediterraneo centrale. In meno di 12 ore, la Ocean Viking, nave di soccorso gestita da Sos Mediterranee in collaborazione con la Ficr (Federazione internazionale della Croce e Mezzaluna Rossa), ha assistito a ripetute e gravi violazioni delle convenzioni marittime e dei diritti umani da parte delle motovedette libiche finanziate dall’Ue. Sono stati osservati almeno tre respingimenti forzati e due pattuglie libiche hanno effettuato manovre aggressive per tutto il giorno, vicino alla Ocean Viking e alle imbarcazioni in difficoltà, mettendo in pericolo la sicurezza di tutti. Invece di agire contro le violazioni dei diritti umani e del diritto marittimo internazionale perpetrati dalle pattuglie libiche, le autorità italiane decidono di criminalizzare un’organizzazione civile e umanitaria che rispetta il diritto del mare in tutte le fasi delle sue operazioni. Non appena la Ocean Viking è arrivata nel porto di Brindisi venerdì mattina, senza nemmeno ascoltare i membri dell’equipaggio, le autorità italiane hanno presentato un decreto firmato col quale si comminano 20 giorni di detenzione e di 3.333 euro di multa, basandosi esclusivamente sulle false dichiarazioni delle pattuglie libiche che quotidianamente riportano le persone in Libia, dove avvengono gravi violazioni dei diritti umani.

Il sequestro della Ocean Viking non è il primo episodio di questo genere, ma rientra in un più ampio quadro di accanimento amministrativo dovuto ad una recente legge dello Stato (Decreto-legge n. 1/2023, modificato dalla legge n. 15 del 24 febbraio 2023, così detto “Decreto Piantedosi”) che aumenta i requisiti per le navi delle ONG che svolgono attività di ricerca e soccorso in mare e introduce sanzioni in caso di inosservanza. Le nuove misure fanno parte di una lunga storia di criminalizzazione e ostruzione delle attività di ricerca e soccorso civili in Italia. Applicando la legge, le autorità italiane ordinano alle navi SAR di dirigersi verso un porto assegnato immediatamente dopo un soccorso – anche in situazioni in cui vi siano casi aperti di imbarcazioni in difficoltà nelle vicinanze della nave ONG. Ciò significa che la nuova legge nazionale fa pressione sui capitani della flotta civile affinché disobbediscano al diritto marittimo internazionale e all’obbligo di soccorso. Le autorità italiane stanno quindi di fatto limitando le operazioni di soccorso, in contrasto con l’obbligo legale internazionale di soccorso.

La legislazione è aggravata dalla prassi del Governo italiano di assegnare “porti lontani”, imponendo alle navi ONG di sbarcare le persone soccorse in porti distanti fino a 1.600 km e a 5 giorni di navigazione dal luogo del soccorso. Secondo il diritto internazionale, lo sbarco delle persone soccorse in un luogo sicuro dovrebbe avvenire “non appena ragionevolmente possibile”, con “la minima deviazione dal viaggio della nave” e il tempo che i soccorsi trascorrono a bordo dovrebbe essere ridotto al minimo (Emendamenti del 2004 alla Convenzione internazionale sulla ricerca e il salvataggio in mare (1979), risoluzione Msc.155 (78) dell’Imo, 3.1.9; risoluzione Msc.167(78) dell’Imo, 2004, 6.8).

La detenzione e il possibile sequestro delle navi delle ONG e l’assegnazione di porti lontani limitano le navi nelle loro operazioni di soccorso.

Come organizzazioni non governative, associazioni e organizzazioni sindacali impegnate in iniziative che si battono per l’accesso alla protezione e al rispetto dei diritti fondamentali delle persone in movimento, siamo stati testimoni della micidiale politica di chiusura e deterrenza dell’UE. Questa politica non porta ad un minor numero di persone che cercano di attraversare, ma a maggior sofferenza e morte.

Mentre l’Italia – sostenuta dalla maggioranza silenziosa degli Stati membri dell’UE – ha messo in atto queste misure restrittive, il numero di naufragi mortali è aumentato drammaticamente, rendendo l’anno 2023 già uno dei più letali degli ultimi anni. L’aumento dei naufragi rende ancora più evidente l’urgenza di ulteriori mezzi per la ricerca e soccorso.

Pertanto, lanciamo un appello urgente all’UE e ai suoi Stati membri: se l’ostruzione dell’assistenza umanitaria in mare continua, potremmo assistere ad una drastica riduzione o addirittura all’assenza di navi di soccorso civile in mare. Le conseguenze saranno ancora più letali, poiché la grave limitazione degli sforzi di soccorso civile non fermerà i tentativi di attraversamento delle persone. 

Chiediamo quindi all’UE e ai suoi Stati membri di agire con urgenza e di fermare il blocco illegittimo delle navi del soccorso civile in Italia. Tutte le navi Sar devono essere rilasciate immediatamente e le multe previste dalla legge devono essere annullate. La legge italiana che limita le attività di ricerca e soccorso delle Ong nel Mediterraneo centrale deve essere revocata immediatamente e al suo posto deve essere applicato il diritto marittimo internazionale e l’osservazione dei diritti umani come quadro di riferimento per tutti gli attori in mare. La Commissione europea deve contrastare la crescente violazione dei principi fondamentali dello Stato di diritto da parte dei suoi Stati membri alle frontiere esterne dell’UE. Inoltre, gli Stati dell’Ue devono creare corridoi legali e sicuri per evitare che le persone siano costrette ad imbarcarsi su navi non idonee alla traversata.

Non si può impedire il movimento delle persone, soprattutto di chi sfugge da guerre, miseria e povertà da esse causate. Solo la pratica dei diritti umani può costruire la pace ed un Mondo più giusto, in cui ognuno sia libero di scegliere di rimanere nella terra in cui è nato.  

Le organizzazioni che sottoscrivono il presente documento hanno potuto ascoltare i componenti dell’equipaggio dell’Ocean Viking che hanno raggiunto il sit-in domenica 11 febbraio. La loro preziosa testimonianza ci conferma quanto sia importante il loro lavoro e necessaria la loro presenza nel Mediterraneo. Per questo chiediamo il rilascio immediato della nave Ocean Viking così che possa tornare a salvare vite. Ogni giorno di fermo è un giorno sottratto alle attività di ricerca e soccorso.

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