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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca

Morì sulla tangenziale: pm chiede archiviazione inchiesta, ma i familiari si oppongono

Il 13 maggio l’incidente in cui perse la vita Rino Romano. Per gli investigatori la perdita di controllo fu autonoma. La consulenza commissionata dalla famiglia porta ad altre conclusioni

BRINDISI – Chiedono che non si lasci nulla di intentato. Vogliono che si faccia piena chiarezza sulla morte del loro caro. I familiari di Rino Romano si sono opposti alla richiesta di archiviazione dell’inchiesta sull’incidente stradale in cui ha perso la vita l’operatore ecologico 40enne. 

La Procura di Brindisi aveva aperto un procedimento a carico di ignoti per il reato di omicidio stradale. Ma a distanza di cinque mesi dalla tragedia non sono stati individuati i possibili autori del reato. Stando ai rilievi effettuati dalla Polizia stradale, anzi, non vi sarebbero altri veicoli coinvolti nel sinistro. A parere degli investigatori la dinamica resta quella che si è palesata in un primo momento. Ossia che l’incidente sarebbe stato causato dallo stesso Rino Romano, per gli amici “Rino Flash”, a seguito di una perdita di controllo del suo scooter. Da qui l’istanza di archiviazione depositata dal pm. 

Il dramma si è consumato la mattina dello scorso 13 maggio sulla tangenziale di Brindisi, direzione nord, fra la rotatoria per Taranto (il cosiddetto incrocio per la morte) e lo svincolo per il rione Minnuta. Nell’incidente il 40enne subì l’amputazione del braccio destro. La morte è stata istantanea. 

Incidente mortale circonvallazione Brindisi

Fin dal primo momento i familiari hanno nutrito forti dubbi sull’ipotesi dell’incidente autonomo. Un paio di giorni dopo hanno lanciato un appello, rinnovato anche nelle settimane successive, a collaborare con le forze dell’ordine a chiunque avesse visto qualcosa.

I congiunti del 40enne si sono rivolti all’avvocato Agnese Lorenzo affinché fossero effettuati ulteriori approfondimenti. La difesa si è avvalsa della consulenza tecnica dell’ingegnera Luigina Quarta, professionista in ambito tecnico – informatico che da oltre venti anni presta la sua attività a servizio delle Procure pugliesi. La perizia commissionata dalla famiglia Romano, da quanto appreso, ha fatto emergere una ricostruzione in contrapposizione con quella fornita dagli investigatori. La difesa evidenzia inoltre delle contraddizioni e delle lacune, fra cui l’assenza di consulenze nella prima fase dell’indagine, ad eccezione dell’ispezione cadaverica effettuata subito dopo l’incidente. 

Tali elementi saranno illustrati al gip del tribunale di Brindisi, Rosalba Carrozzo, in occasione dell’udienza in camera di consiglio convocata per il prossimo 14 febbraio, quando si discuterà l’opposizione delle persone offese (i familiari di Romano) alla richiesta di archiviazione depositata lo scorso 27 ottobre.

La madre, le sorelle e i nipoti di Rino Flash vogliono un approfondimento delle indagini, per cancellare ogni possibile ombra nella ricostruzione dei fatti. 

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