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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca San Donaci

Soldi per assunzioni fantasma: arrestato

LECCE – Ci sono anche delle persone residenti a San Donaci e San Pancrazio Salentino fra le presunte vittime dell’ autista di una nota ditta di trasporti su pullman, il 54enne Raffaele Faggiano, di Veglie, catturato quest’oggi per essersi fatto consegnare delle somme di denaro (50mila euro in tutto) in cambio di assunzioni presso la sua stessa ditta, in realtà mai avvenute.

LECCE – Ci sono anche delle persone residenti a San Donaci e San Pancrazio Salentino fra le presunte vittime dell’ autista di una nota ditta di trasporti su pullman, il 54enne Raffaele Faggiano, nato a Salice Salentino e residente a Veglie, catturato quest’oggi per essersi fatto consegnare delle somme di denaro (50mila euro in tutto) in cambio di assunzioni presso la sua stessa ditta, in realtà mai avvenute. Sarebbero almeno 19 i casi di truffa di cui si sarebbe macchiato Faggiano.

L’ultimo, quello ai danni di una ragazza di Veglie, gli è costato un arresto in flagranza di reato operato stamani dai carabinieri della stazione di Veglie, in collaborazione con i colleghi dell’Aliquota operativa di Campi Salentina. La donna, infatti, nella giornata di ieri, si è presentata presso la caserma di Veglie per denunciare di aver subito un tentativo di truffa da parte di Faggiano.

Quest’ultimo, coniugato, incensurato, le aveva prospettato la possibilità di essere assunta nella sua azienda di autotrasporto passeggeri, la Marozzi (come già detto solo danneggiata nella vicenda), dietro il pagamento di una somma di 2mila euro. Avendo avuto sentore che, nei giorni precedenti, in altri comandi, erano state presentate già sei querele per truffe identiche, sempre ad opera dello stesso autore, i carabinieri di Veglie e di Campi, subito dopo aver raccolto la denuncia, si sono diretti in Procura a Lecce per allestire una trappola nei confronti dell’autista.

Di concerto con il pm di turno, Antonio Negro, le forze dell’ordine hanno deciso di procedere questa mattina ad una consegna controllata di denaro, dopo aver raccolto la disponibilità della denunciante. Quest'ultima, nella serata di ieri, ha contattato Faggiano e gli ha detto che era pronta a dargli una prima rata dei 2mila euro richiesti: 500 euro. Il 54enne ha indicato, quindi, il bar dove stamattina, alle 7.30, si sarebbero incontrati per la consegna, a Veglie.

Ovviamente, dopo aver fotocopiato le banconote, i carabinieri hanno circondato il bar, senza dare nell’occhio. Ad un gesto della ragazza, precedentemente concordato per segnalare l'avvenuta dazione di denaro, i carabinieri hanno bloccato l'uomo, che in un primo momento si è difeso dicendo che si trattava di soldi prestatigli. Incalzato dalle domande però, subito dopo Faggiano è crollato ed ha ammesso la truffa.

La sorpresa più grande per i militari operanti, però, si è avuta in seguito alla perquisizione dell'auto e dell'abitazione. Oltre ai sei casi di truffa consumata già denunciati e quello di truffa tentata per cui si stava procedendo, infatti, dalle carte sequestrate sono emersi altri tredici casi di truffe consumate non ancora denunciate. In totale, quindi, per almeno 19 volte, come detto, Faggiano era riuscito a vendere un posto di lavoro inesistente. Le somme percepite variano da un massimo di 12mila euro ad un minimo di 1000 euro. Per cui, nell'attesa di sentire tutte le persone coinvolte, si stima che l'ammontare totale delle somme truffate vada ben oltre i 50mila euro.

Le vittime, tra cui molti giovani, provengono da Lecce, Porto Cesareo, Veglie, Salice, oltre ai Comuni brindisini di cui prima. Per ognuna delle persone raggirate sono state trovate, divisi in fascicoli nominativi, le foto tessera, le fotocopie dei documenti d'identità, le bozze dei contratti preliminari di assunzione, i certificati medici di idoneità al lavoro. Tutta documentazione, insomma, che Faggiano chiedeva per rendere più credibile la truffa.

Il pm ne ha quindi disposto l’arresto perché si sarebbe configurata un’aggravante prevista dal secondo comma dell'articolo 640 del codice penale, che scatta nel caso in cui il reato è stato commesso approfittando delle particolari circostanze in cui versano le persone truffate, tali da impedire loro la privata difesa. In altre parole, si è riconosciuto il particolare stato di necessità delle vittime, tale da abbassare notevolmente la soglia di percezione dell'affidabilità e della credibilità altrui.

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