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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca

Traffico di migranti: l'operazione "Caronte" e gli affari anche nel Brindisino e nel Leccese

Dopo la chiusura delle indagini della Dda di Catanzaro, fissata l'udienza preliminare per 28 indagati: sarà l'8 aprile. Molti sbarchi sono avvenuti sulle coste leccesi, mentre nella cellula del Sud Italia erano presenti residenti a Brindisi: il modus operandi del presunto sodalizio, attivo sulla rotta che passa da Turchia e Grecia

La fuga dalle guerre che imperversano o hanno imperversato in Asia - e da altri flagelli - verso una vita migliore passa, ancora una volta, dal Salento. Un'indagine della Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Catanzaro, sfociata nell'operazione "Caronte", getta un (altro) fascio di luce su un presunto sodalizio dedito al traffico di migranti. La lettura dei documenti dell'inchiesta aiuta a inquadrare il "ruolo" delle coste leccesi e di alcuni cittadini stranieri residenti a Brindisi. E' stata fissata per il prossimo 8 aprile, presso il tribunale di Catanzaro, l'udienza preliminare per 28 indagati, tutti cittadini stranieri provenienti da Iraq, Tunisia e Marocco. Nel maggio 2023 la gip Gabriella Pede aveva emesso un'ordinanza di custodia cautelare a carico di 29 persone, per un totale di 33 indagati, all'epoca. Il 16 novembre scorso, i magistrati titolari dell'inchiesta - Paola Sirleo e Anna Chiara Reale - hanno depositato l'avviso di conclusione indagini. Nell'occasione, dieci indagati risultavano irreperibili, due erano reclusi nel carcere di Brindisi e uno in quello di Lecce. Le persone coinvolte nell'inchiesta sono accusate, tra l'altro, di associazione per delinquere transnazionale e finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.

Le affinità con l'operazione "Astrolabio"

L'allora procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri (attualmente dirige la procura di Napoli), aveva spiegato: "E' una indagine importantissima, perché per la prima volta si riesce a documentare sul piano investigativo come i rifugiati, ad esempio dall'Iran o dalla Siria, riescono ad arrivare sulle coste della Calabria e della Puglia per poi andare in Europa". L'indagine calabrese fa il paio con una nostrana, "Astrolabio". L'operazione era stata condotta nel gennaio del 2022 dal Gico della guardia di finanza di Lecce, in collaborazione con le polizie greca e albanese e con unità mobili di Europol, coordinate da Eurojust (Paesi Bassi), sotto il coordinamento della Dda di Lecce. Nel settembre 2023 nove imputati, giudicati con rito abbreviato, sono stati condannati dal tribunale salentino. Le due inchieste, "Caronte" e "Astrolabio", hanno in comune il "metodo di pagamento" di queste spregiudicate agenzie viaggi: sarafi o hawala. Nel caso di "Caronte", compare, in aggiunta al tradizionale sistema, un più prosaico e moderno MoneyTransfer. E i "costi" sono decisamente più salati: si arriva fino a 15 mila euro per il viaggio della speranza. Le affinità tra le due indagini sono diverse, come anche i Paesi attraversati dalla tratta: perlopiù Turchia e Grecia.

Una rete transazionale e ben organizzata

Va da sé che gestire un traffico così richiede diverse doti logistiche, conoscenze giuste e organizzazione capillare. L'operazione "Caronte" ha svelato tutto questo e ha descritto il modus operandi del presunto sodalizio. Il viaggio dei migranti comincia materialmente in Turchia, in un particolare quartiere, base della cellula turca. Chi fugge prende accordi coi trafficanti e versa un primo acconto. Poi, si passa al confine con la Grecia, in particolar modo presso la città di Salonicco. Qui i migranti vengono presi in carico dai membri della cellula greca e versano la seconda tranche della cifra pattuita. Quindi, Atene e Patrasso, dove entrano in gioco gli skipper e può cominciare il viaggio, non prima di aver contattato - tramite cellulare - i membri della cellula del Sud Italia. Questi ultimi forniscono diverse indicazioni utili. Una tra le tante: come eludere i controlli delle forze dell'ordine dopo lo sbarco. Dopo l'approdo, i migranti vengono presi in carico dai presunti sodali, ospitati se necessario. Dalla stazione di Foggia partono in treno per Milano. La situazione viene quindi gestita dalla cellula locale che, in base alle città europee di destinazione, organizzano il resto del viaggio, o verso Ventimiglia o verso Trieste. Si va in treno o, meglio, in taxi, per "schivare" i controlli. La spesa in questo caso può raggiungere gli 800 euro a viaggio.

Il ruolo del Salento nel meccanismo

Il meccanismo hawala prevede un pagamento dilazionato, in base alle tappe. E si basa sull'onore e su una serie di intermediari. Il viaggio prosegue solo quando un mediatore ha riscontro del pagamento precedente da parte del migrante. Il Salento è una parte della tratta. In questa indagine vengono esaminati episodi dal 2018 al 2021 e si contano 31 capi di imputazioni, molti dei quali riguardano sbarchi. Alcuni di essi sono "fantasma", nel senso che non se ne è avuta contezza nell'immediatezza dei fatti. E' il caso dello sbarco del 17 giugno 2019 a Torre Chianca o di quello del 21 luglio 2019 a Gagliano del Capo. Sempre nel luglio 2019 si contano altri due sbarchi a Santa Maria di Leuca, sulla costa nei pressi di Tricase e, il 28 luglio, a Santa Cesarea Terme. Uno degli indagati, residente a Brindisi, avrebbe fatto da autista e condotto i migranti a Foggia subito dopo quest'ultimo sbarco. Tre giorni dopo, altro sbarco, stessa costa, stesso ruolo del residente a Brindisi. Il presunto affiliato residente nel capoluogo adriatico rivestirebbe stabilmente il ruolo di "autista", destinazione Foggia. Questa inchiesta, della squadra mobile di Crotone, ha un altro "punto di contatto" con quella della Dda di Lecce. Sia per quanto riguarda "Caronte" che per "Astrolabio" manca all'appello la criminalità organizzata locale. Niente 'ndrangheta nel primo caso, niente Sacra Corona nel secondo. I boss locali sarebbero stati bypassati. Per il Salento, una situazione simile si verificherà anche per quanto riguarda altri traffici (leggi l'articolo). In Calabria la situazione appare diversa: un'altra indagine (Maestrale-Carthago) ha colpito le 'ndrine del Vibonese, attive in vari rami d'affari. Anche in quello dei migranti, questa volta: gli esponenti delle cosche avrebbero lucrato sul sistema dell’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati.

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