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Domenica, 28 Aprile 2024
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Calo demografico e crisi industriale: Brindisi non è padrona del suo futuro

Per la provincia si è da poco concluso un 2023 sconfortante, prosegue inesorabile la perdita di popolazione. Sul tavolo altri temi scottanti: il G7, la probabile dismissione di Cerano, la situazione sanitaria, le vertenze nella zona industriale, il porto e l'aeroporto

Al 4 gennaio l'incalcolabile mole di persone tornate per le festività natalizie è già abbondantemente andata via. In 10 anni la provincia di Brindisi ha perso il 5 percento della sua popolazione. È come se un comune della grandezza di Ceglie Messapica (con poco meno di 20mila abitanti) sia scomparso nel nulla. Se da un lato il problema delle nascite esigue è di caratura nazionale, d’altra parte non si può far finta che in molti decidono di partire per la carenza di opportunità e coscienti di non voler più fare ritorno.

E su quest'ultimo punto, nulla di concreto è stato fatto a livello nazionale e locale per tamponare una situazione ormai endemica che deriva da molteplici cause. Alla base ci sono sicuramente fattori socio-culturali a cui si aggiungono le incertezze lavorative ed economiche in un mondo più ricco ma paradossalmente più fragile del passato. Inoltre, molti brindisini si sono spostati nelle province attigue. E così i problemi che accadono in tutta la Puglia, qui appaiono amplificati. 

A rischio l'identità del territorio. E non solo 

La partenza di tanti giovani di certo non ha favorito la maturazione di una coscienza civile solida in una provincia che si sta sempre più sfaldando. Anni fa, dopo un lungo dibattito, si scelse prima di non creare la provincia del Salento e poi di non effettuare l'accorpamento con quella di Taranto. Decisioni amministrative utili almeno a preservare la storia e la cultura che Brindisi ancora detiene, per la verità nell’incoscienza di gran parte dei suoi cittadini. Del resto, nel corso del tempo non si è riusciti a concretizzare nemmeno l’idea di un polo universitario autonomo - anche piccolo - che potesse esprimere le peculiarità del territorio: il mare, l’industria e le relazioni internazionali. E così, appena dopo il diploma liceale moltissimi giovani vanno via. Di conseguenza se la popolazione diminuisce il peso politico-economico dell'area ne risente. 

Di fatto i servizi territoriali più vari si sono già dilatati in altre sedi. Si è partiti dall’accorpamento della Camera di commercio a quella di Taranto, ma è solo l’inizio. Pochi giorni fa, BrindisiReport ha evidenziato come ormai gran parte delle nascite dei residenti del Brindisino avvengano al di fuori della provincia. La causa è riconducibile anche alla recente chiusura del reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale di Francavilla Fontana, dove si recavano molte famiglie. E qui, guardando agli anni a venire, si ribadisce quanto già scritto: “Quale radicamento alla comunità e cura della cosa pubblica può maturare una persona che non nasce in quel territorio? Di conseguenza, quale futuro è stato disegnato per la provincia di Brindisi?”.  C’è anche chi vede tutto ciò di buon occhio, come se lo spostamento dei servizi possa rafforzare il brand territoriale. 

Eppure, soprattutto nella città capoluogo, le potenzialità non mancherebbero. La geografia è stata da sempre il suo grande asso nella manica. Brindisi è un punto strategico di collocazione, da anni individuato dalle grandi organizzazioni internazionali: nel passato dalla Nato ed ancora oggi dall’Onu. Proprio durante la visita del sottosegretario generale, a febbraio 2023, il presidente della Regione Michele Emiliano manifestò il desiderio utopistico di voler creare qui un reparto di Medicina per emergenze internazionali. Forse sarà populismo, i lettori ci scuseranno, ma prima non sarebbe opportuno tamponare il problema della carenza dei medici nel territorio? Spesso le ambulanze ed i reparti di Pronto soccorso nei Pta ne sono sprovvisti. 

Ma l’Italia, si sa, è quel Paese che non ha medici e pone la soglia all’ingresso delle facoltà. Il governo Meloni-Salvini fa scena muta, dopo che durante la campagna elettorale aveva esposto come un vessillo il tema dei cambiamenti in materia.

Nessun potere contrattuale

Il 5 settembre 2023 una lettera dell’azienda LyondellBasell ha annunciato la chiusura di uno dei due impianti del petrolchimico brindisino, il P9t. Di colpo 47 (poi diventati 46) lavoratori e le loro famiglie si sono ritrovati nell’incertezza più totale: tra l’ipotesi di licenziamento o di un ipotetico trasferimento nella sede di Ferrara. 

Una parte rilevante dell’industria brindisina è volata via, inducendo il dubbio che ciò possa comportare un effetto domino tale da coinvolgere anche l’impianto P2t, quello che ospita la maggior parte dei dipendenti. 

Sono bastati pochi mesi per cambiare tutto. In quest'ottica la formazione tecnica intrapresa da molti giovani, fino a poco fa fiore all’occhiello della provincia,  non è più sufficiente per garantire il posto di lavoro. Nel passato tanti erano quelli che dalle altre province pugliesi si spostavano a Brindisi. 

Proseguendo, ciò che preoccupa di più è il cambiamento epocale che attende il territorio nel 2025 e che necessariamente si dovrà affrontare quest’anno. Da tempo si sa già che la centrale elettrica a carbone di Cerano cesserà di esistere così per come è adesso. Ancora non si conoscono i termini di un possibile riutilizzo e non si sa quali saranno le ricadute occupazionali per il territorio, che già nei decenni passati ha dato tanto in termini ambientali ed ora rischia di ritrovarsi con il cerino in mano. Nulla, inoltre, è stato comunicato sulle possibili bonifiche da effettuare sui terreni nel caso di dismissione totale.

La provincia di Brindisi sembra essere priva di un “potere contrattuale" capace di proporre un equilibrio fra salute, "ricaduta green" e possibilità di lavoro. Ed anche sul tema trasporti non va meglio. Lo scorso 28 ottobre il Consiglio comunale del capoluogo ha dato l'ok per l’istituzione di un’autorità portuale autonoma che interessi Brindisi ed il Salento. In parole povere, la politica locale ha voglia di scostarsi dall'Autoriy attuale, simbolo - a loro dire - di un baricentrismo dilagante. Un tema che riguarda anche l'aeroporto, dove peraltro ormai si assiste inermi alle decisioni prese da altri. Basti pensare che l'ultimo incontro istituzionale per discutere sul futuro dell'aeroporto di Brindisi si è tenuto a Lecce. 

Il calo demografico non potrà che influire sempre di più nelle scelte per il futuro. Basterà attendere solo pochi mesi per scoprire se anche Brindisi sarà presa in considerazione in vista dell'imminente G7, oppure se si assisterà all'ennesima occasione persa. In questo 2024 i temi scottanti sul tavolo sono davvero tanti, ma l'impressione è che politica e società civile siano troppo impegnate a tamponare piccoli buchi tanto da non avere la forza per affrontare di petto le sfide più dure. 

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