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Domenica, 28 Aprile 2024
Attualità San Pietro Vernotico

Giornalismo e politica locale: la risposta-riflessione della sindaca Argentieri

Riceviamo e pubblichiamo la replica della prima cittadina di San Pietro Vernotico a un recente articolo di BrindisiReport. Partendo da quanto accaduto, Maria Lucia Argentieri affronta l'argomento politica-informazione

L'articolo "Politici e loro amici contro una giornalista: occorre spiegare l’abc della democrazia", a  firma di Emilio Faivre, Gianluca Greco, Emmanuele Lentini, apparso su questa testata, e che mi  chiama in causa per un post che ho pubblicato sul mio profilo personale di un social network, mi  ha spinto ad alcune riflessioni per replicare e rettificare quanto sostenuto nel pezzo, ad esclusivo  beneficio dei lettori. 

Il senso di quella mia brevissima considerazione personale era di biasimare gli atteggiamenti che si spacciano per critiche obiettive, ma che in realtà sono sempre negative per partito preso, vanno a colpire un paese nella sua interezza, e che spesso sono solo il frutto di pigrizia intellettuale e civile, di una mancanza di impegno e di dedizione verso la propria comunità. Oggi la risorsa della partecipazione civica al bene comune è una perla rara, specie nei piccoli paesi di provincia come i nostri, e questo rende tanto più difficile il buon esito dell’azione amministrativa condotta da parte di noi Sindaci. Inoltre, l’utilizzo continuo da parte di tutti di critiche e accuse reciproche, specialmente sui social, non favorisce nei cittadini comportamenti ispirati alla solidarietà, alle azioni disinteressate e all’impegno verso il bene pubblico.

A questo proposito, esiste da anni una riflessione nell’ambito degli studi sull’informazione sugli effetti e sulle motivazioni di una ricostruzione giornalistica della realtà, specie locale, sempre tutta al negativo: il che non significa negare valore al diritto di critica, ma significa far emergere una descrizione della realtà più pluralistica, fatta magari di chiaroscuri, di luci e di ombre, non certamente di sola luce, ma neppure di sola ombra. Non sono certo io a dover spiegare i fondamenti del giornalismo a coloro che svolgono questa professione con dedizione e sacrifici. Tuttavia, mi sembra evidente che un giornalista che raffigura una realtà solo in termini positivi commetterebbe un errore di apologia, che è paragonabile e complementare a quello del giornalista che la dipinge in modo esclusivamente negativo.

L’eccesso di toni encomiastici dovrebbe essere sospetto in un giornalista quanto l’eccesso di toni riprovevoli. Nell’uno, come nell’altro caso, si può quantomeno sospettare una mancanza di completezza, di obiettività e di imparzialità, difetti gravi per chi esercita la nobile professione del fare informazione. Faccio notare che uno dei quotidiani nazionali di più alta tiratura, "Il Fatto Quotidiano" (per il quale ha collaborato in passato uno degli autori dell’articolo che mi ha chiamato in causa), esercita ogni giorno un’analisi critica del giornalismo italiano e della  sua tendenza a farsi portavoce di diversi gruppi di potere, o di maggioranze al governo o all’opposizione. Una tendenza al servilismo politico e alla carenza di pluralismo che molti studi ed autori, italiani e stranieri, hanno da anni evidenziato.  

Ora, rileggendo il mio post, mi sono resa conto che tutta questa mia considerazione andava perduta e travisata, avendo utilizzato un’espressione troppo sbrigativa, antigiornalistica, e di tono generico: per questo non ho difficoltà a rivolgere qui le mie scuse se le mie parole possono aver offeso la dignità di una professione e di chi la esercita. Ma è ben diverso il caso di voler trarre da quella mia espressione, come l’articolo dichiaratamente allude in tutta la sua parte iniziale, la deduzione che io abbia inteso avviare ed orientare un "processo virtuale" a carico di una  giornalista, fino quasi ad attribuire alla scrivente un’istigazione alla violenza verbale a mezzo web, con l’espressione "bullismo istituzionale".

L’articolo ricostruisce un presunto clima di persecuzione attraverso social network ai danni della giornalista Paola Bari che sarebbe in corso "da un po' di tempo", ad opera di "persone imparentate ai politici locali" e da "personaggi impegnati a gestire la cosa pubblica". La vaghezza di queste accuse e dei responsabili, associato al mio post presentato in apertura dell’articolo in forma di immagine screenshot, crea un legame di causa effetto tra il clima persecutorio che viene descritto ed il mio post, producendo un grave e  diffamatorio effetto di colpevolizzazione ai miei danni. 

Nel corso della mia vita personale e politica ho sempre combattuto ogni forma di violenza, soprattutto nei confronti delle donne, e ho cercato, anche con iniziative recenti, nel Comune che amministro, di realizzare progetti che veicolassero messaggi ispirati al rispetto delle stesse. Da nessuna parte è possibile trovare miei scritti o dichiarazioni in cui esorto a mettere alla gogna giornalisti critici nei miei confronti, come il ben noto "editto bulgaro" di Berlusconi del 2002, che viene addirittura citato come esempio da accostare al mio caso. Non può essere sostenuta nessuna relazione diretta tra le parole del mio post e il nome e il lavoro di una giornalista e il clima di persecuzione denunciato: se tale clima d’opinione fosse effettivamente presente, sarei la prima a stigmatizzarlo, sia sul piano personale, sia su quello istituzionale, e ad esprimere la mia vicinanza e solidarietà alla giornalista e mia concittadina Paola Bari.  

Ma affinché da questo confronto di punti vista tra me e gli autori dell’articolo di BrindisiReport possa nascere qualcosa di utile per tutti, affinché le riflessioni degli autori e quelle mie che ho tentato di articolare (meglio di come abbia fatto nel mio post), vorrei realizzare nel Comune di San Pietro Vernotico una giornata di studio o un seminario, che ci porti a ragionare insieme sul  presente e il futuro del giornalismo locale, sui suoi rapporti con le comunità e con la politica. Non intende essere, questa mia proposta, una captatio benevolentiae nei confronti del mondo giornalistico locale, ma vuole essere una dimostrazione concreta di quanto anche io ritenga che possa solo arrecare beneficio ad una cittadinanza la crescita culturale che si può realizzare attraverso un giornalismo approfondito, obiettivo, pluralistico, completo, imparziale.

La risposta del direttore Emilio Faivre alla replica

Purtroppo le difficoltà in cui si dibatte tutto il settore dell’informazione locale, che ha visto anche importanti quotidiani regionali attraversare gravi situazioni di crisi, non favorisce un esercizio di quella funzione giornalistica che una comunità locale meriterebbe. Io credo che le amministrazioni locali dovrebbero interrogarsi sullo stato del giornalismo locale, perché il suo deterioramento non può che danneggiare la comunità che si intende amministrare. Per questo lancio l’idea di un incontro pubblico, fatto anche con gli studenti e le scuole, coinvolgendo l’Università di Lecce, le testate brindisine e tutti gli stakeholders che ruotano attorno al mondo dell’informazione. Spero solo che questa mia proposta, questo mio aver parlato di giornalismo a dei giornalisti professionisti, non sia interpretata come un’ulteriore peccato di lesa maestà, ma faccia intendere lo spirito positivo e costruttivo che caratterizza il mio approccio ai problemi locali e la mia azione amministrativa nella sua interezza. 

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