rotate-mobile
Domenica, 28 Aprile 2024
Attualità San Vito dei Normanni

"The Wolf", nel processo contro il clan della Scu solo Libera è parte civile

Le 13 parti offese individuate non si sono costituite. E a San Vito Dei Normanni il problema è stato sollevato dalle opposizioni, ma l'Amministrazione ha ritenuto opportuno non presentarsi. Negli altri comuni "interessati" il dibattito non c'è neanche stato

Il 6 marzo scorso, mentre le difese di 32 imputati nel procedimento "The Wolf" presentavano le richieste per il rito abbreviato, nessuna delle 13 parti offese individuate si è costituita parte civile. Solo Libera, rappresentata dall'avvocato Salvatore Lezzi, ha deciso per la costituzione. Gli imputati devono rispondere di vari capi d'imputazione: oltre all'associazione per delinquere di stampo mafioso, si spazia da reati in materia di droga ai tentati omicidi, passando anche per la violenza privata. I fatti si sono svolti principalmente a Brindisi, Fasano, Latiano, San Pancrazio Salentino e, soprattutto, a San Vito Dei Normanni. Nessuna delle Amministrazioni dei comuni citati si è posta il problema di lanciare un segnale e costituirsi parte civile. Solo a San Vito le opposizioni hanno sollevato il problema ma, per quanto riguarda almeno questo processo a carico dei presunti capi e accoliti del clan Lamendola-Cantanna, si è risolto in un nulla di fatto, come si vedrà a breve. Intanto il 6 marzo, il gup Alcide Maritati del tribunale di Lecce si è chiuso in camera di consiglio. Ne uscirà 40 minuti dopo, ammettendo la costituzione di parte civile di Libera, che ha così lanciato un segnale alla Scu, ai cittadini e anche alla politica nostrana. La società civile c'è, almeno lei, a fianco dei carabinieri e della pm Carmen Ruggiero, la sostituta procuratrice della Dda che ha condotto le indagini.

Un'indagine importante e delicata

Per dare un quadro dell'importanza del procedimento, è utile ricordare qualche elemento, proprio e "collaterale". Innanzitutto, l'indagine dei carabinieri della compagnia di San Vito Dei Normanni è andata a colpire il presunto clan Lamendola-Cantanna e i suoi presunti affiliati in un momento di predominanza sui rivali. Il presunto boss si chiama Gianluca Lamendola, ha parentele "pesanti" in questi contesti e, soprattutto, ha 35 anni. E' giovane, ma determinato. Stando a quanto ricostruito nell'inchiesta della pm Ruggiero, non disdegna la violenza, tutt'altro. La sua è ragionata, lucida, colpisce il bersaglio, ma è sempre violenza. Infatti nei capi di imputazione compaiono tentativi di omicidio e spedizioni punitive. Poi c'è l'aspetto "collaterale": uno degli imputati, Pancrazio Carrino, ha raccontato in un verbale di aver architettato un piano ai danni della magistrata leccese. E la gip che ha firmato l'ordinanza di custodia cautelare, Maria Francesca Mariano, ha subito anche recentemente pesanti minacce. Ecco, sicuramente Libera, con la costituzione di parte civile, ha fatto sentire la propria vicinanza alle due magistrate sotto scorta. Una parte della società civile ha riconosciuto l'ovvio: che questo procedimento non interessa solo imputati, magistrati e carabinieri, ma interessa un intero territorio. E ha agito di conseguenza.

A San Vito mozione all'unanimità, ma tardiva

Il giorno successivo all'udienza si tiene una seduta del Consiglio comunale di San Vito Dei Normanni. E' il 7 marzo. La data è importante. Quando manca un'ora alla conclusione, si discute una mozione presentata, diverso tempo prima, dalle opposizioni unite. Marco Ruggiero (Movimento 5 Stelle) si alza in piedi e ricorda "che il vigente statuto comunale prevede all'articolo 3: 'Il Comune [...] esercita la costituzione di parte civile nei procedimenti penali per reati che ledono gravemente l'interesse della comunità cittadina'". Nella mozione non fanno il nome di "The Wolf", ma per loro il riferimento è evidente. Per il vice sindaco Antonio Santoro è "irricevibile" perché "generico". E la maggioranza presenta un emendamento: in pratica il Comune si costituirà parte civile quando viene individuato parte lesa nel capo d'imputazione. Il dibattito si infiamma, ma alla fine passa all'unanimità la mozione emendata. Comunque, per il procedimento "The Wolf" è troppo tardi. E poi tra le parti offese non compare né San Vito, né alcun Comune. E' raro che ciò accada in processi per mafia. Un caso recente in Puglia è quello del Comune di Manduria, che aveva chiesto la costituzione di parte civile nel processo scaturito dall'operazione "Cupola".

Quella calendarizzazione che non torna

Insomma, l'udienza era il 6 marzo, la seduta era stata calendarizzata il giorno successivo, troppo tardi dunque. Già i membri dell'opposizione avevano masticato amaro per quell'emendamento, che di fatto delega alla magistratura una scelta che sarebbe propria della politica. Così Marco Ruggiero si è sfogato sui social aggiungendo: "Mozione approvata a termini decorsi. Scelta politica o il centro-destra maschera forse situazioni di imbarazzo"? Il riferimento, per nulla velato, è al presidente del Consiglio comunale Alberto Magli. In qualità di avvocato penalista difende due imputati - che non rispondono della partecipazione all'associazione mafiosa - nel procedimento "The Wolf". La maggioranza, in una nota, ha accusato l'opposizione di strumentalizzare la vicenda, e ha aggiunto: "Il sindaco, Silvana Errico, insieme all'attuale presidente Alberto Magli, negli anni 90 erano personalmente nelle aule dei tribunali quali rappresentanti del Comune (allora rispettivamente vice-sindaco e assessore) a difesa della comunità sanvitese.  A distanza di circa trent'anni continuano a difendere e a impegnarsi per la propria città e nessuno può certamente affermare il contrario". La sindaca Errico, contatta da BrindisiReport, si è detta soddisfatta della mozione approvata all'unanimità. E alla domanda sul perché la maggioranza non abbia pensato, autonomamente, di costituirsi parte civile, ha risposto che l'inchiesta non è legata esclusivamente a San Vito.

Per Libera il clan avrebbe leso la libertà dei cittadini

Quello che afferma la sindaca Errico corrisponde al vero, i comuni interessati da episodi allarmanti, o comunque ritenuti come criminosi, del presunto clan sono diversi. La prima cittadina ha ricordato anche che "The Wolf" è legata a San Vito grazie alla locale compagnia dei carabinieri. I militari hanno condotto le indagini sul campo. Errico ha aggiunto che la sua storia personale e l'attenzione da parte dell'attuale Amministrazione nei confronti della legalità è dimostrata ogni giorno. Il punto, però, è un altro. Non c'è una legge che dica a un'Amministrazione: "Devi costituirti parte civile nei procedimenti per mafia". E' una scelta. A San Vito almeno il dibattito c'è stato - stimolato dalle opposizioni -, in altri comuni neanche quello. E qui si torna a "Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie". Nel suo statuto è proprio prevista la costituzione di parte civile in determinati casi. Nell'atto di costuzione, firmato dall'avvocato Vincenza Rando, si mette nero su bianco che i fatti contestati agli imputati sono rilevanti: non ci sono solo narcotraffico, estorsioni e il "punto", per non parlare di spedizioni punitive e tentati omicidi, ma c'è anche un "dettaglio". Il presunto sodalizio avrebbe falsato le regole della civile convivenza e avrebbe leso la libertà dei cittadini. In questo modo Libera ha fatto sentire la propria vicinanza ai carabinieri e ai magistrati. Dopotutto la lotta alle mafie non dovrebbe essere appannaggio esclusivo delle forze dell'ordine e delle toghe. Anche la società civile può fare la propria parte. E la politica potrebbe fare almeno altrettanto.

Rimani aggiornato sulle notizie dalla tua provincia iscrivendoti al nostro canale whatsapp: clicca qui.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

"The Wolf", nel processo contro il clan della Scu solo Libera è parte civile

BrindisiReport è in caricamento