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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

Freddato a 45 anni davanti al figlio, chiesto l'ergastolo per il presunto assassino

Invocato il massimo della pena per Michele Aportone, il 71enne di San Donaci accusato di aver ammazzato l'ex carabiniere Silvano Nestola, la sera del 3 maggio 2021, mentre lasciava casa della sorella in Contrada Tarantino, in una zona di campagna fra Copertino e San Pietro in Lama

LECCE - Nessuna telecamera di sorveglianza riprese chi sparò quattro colpi d’arma da fuoco contro l’ex carabiniere Silvano Nestola, togliendogli la vita a 45 anni, la sera del 3 maggio del 2021, mentre lasciava casa della sorella col figlio undicenne, in contrada Tarantino, una zona di campagna fra Copertino e San Pietro in Lama. Né fu mai ritrovata l’arma del delitto. Ma per il pubblico ministero Alberto Santacatterina che coordinò le indagini (con la collega Paola Guglielmi) e che rappresenta la pubblica accusa nel processo in corso dinanzi alla Corte d’Assise, l’assassino fu senza dubbio Michele Aportone, 71 anni, di San Donaci. Per questo, oggi, il pm ha invocato per lui il massimo della pena: l'ergastolo. 
Lo ha fatto al termine della requisitoria, durante la quale sono stati ripercorsi i passaggi cruciali dell’inchiesta svolta con il personale dell’Arma. Decisiva fu la scoperta della relazione sentimentale avuta dal militare con la figlia di Aportone, Elisabetta, e di quanto fosse osteggiata dalla famiglia, in particolare dalla madre Rossella Manieri (inizialmente indagata col marito, ma poi la sua posizione fu archiviata).  
“Eloquente” la registrazione di una discussione che la vittima ebbe con quest’ultima, tredici giorni prima di essere uccisa, di cui abbiamo dato notizia in un precedente articolo. Ma non finisce qui.

Il presidente della Corte d'Assise Pietro Baffa e la collega Maria Francesca Mariano

Durante le perquisizioni, fu rinvenuto un gps che Aportone avrebbe piazzato di nascosto nell’auto della figlia, al tempo 36enne, per monitorare, insieme alla consorte, ogni suo spostamento.

In soli 35 giorni (dal 27 marzo al 2 maggio del 2021) la posizione della vettura utilizzata dalla donna sarebbe stata controllata 571 volte dall’utenza in uso a Manieri (più di sedici volte al giorno, una volta ogni ora e mezza) e 134 dall’utenza in uso al 70enne (quasi quattro volte al giorno).
Fondamentali a mettere insieme tutti i tasselli del quadro accusatorio, furono le telecamere di sorveglianza. Oltre a quella che consentì di sentire gli spari e di fissare alle 21.52 l’ora del delitto, i militari acquisirono tutti i dispositivi posizionati dall’area camping gestita dal 71enne, fino all'abitazione della sorella di Nestola. La visione fu facilitata dall’assenza di traffico in quel periodo dovuto al coprifuoco imposto alle 22 per contenere la diffusione del covid.
Per l’accusa, Aportone usò due mezzi: un camion per una prima parte del tragitto, dall’area camping da lui gestita, fino a Leverano; uno scooter, caricato sul primo mezzo, da via Torino verso l’abitazione della sorella della vittima, in contrada Tarantino. 

Quanto al due ruote, alcune immagini di uno scooter Piaggio blu analogo a quello ripreso dai filmati furono trovate nel cellulare della moglie dell’imputato, ma durante le perquisizioni fu rinvenuto solo un mezzo già sezionato e in parte bruciato. 

Per la difesa si tratta di mere congetture, considerato che: l'arma non fu mai trovata; le fattezze fisiche del conducente dello scooter non sono rilevabili dai filmati; non è mai stato trovata traccia di contatti tra vittima e imputato. Saranno questi alcuni degli aspetti che l’avvocata Francesca Conte sosterrà durante l’arringa difensiva fissata per il 17 ottobre.

L'avvocata Francesca Conte con i consulenti Luciano Garofano e Martino Farnetti

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