rotate-mobile
Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

Imprenditori uccisi: "Enrico Morleo fu minacciato dal fratello Massimiliano"

Nuova udienza del processo sugli omicidi di Salvatore Cairo e Sergio Spada. Conferito l'incarico per l'esame del Dna sulle ossa (presumibilmente di Cairo) recuperate nel pozzo. In aula la moglie di Enrico Morleo

BRINDISI - Due professioniste dovranno appurare se appartengono a Salvatore Cairo i resti che lo scorso 20 dicembre sono stati ritrovati in un pozzo nelle campagne di Brindisi. Il conferimento dell’incarico ai periti Giacoma Mongelli (genetista) e Liliana Innamorato (medico legale) è avvenuto durante una nuova udienza sugli omicidi degli imprenditori Salvatore Cairo e Sergio Spada, udienza che si è conclusa alle 20 del 23 gennaio 2024, presso il tribunale di Brindisi. 

La perizia sui resti ossei

Il compito affidato dalla corte d’assise presieduta dal giudice Maurizio Saso (a latere Adriano Zurlo, subentrato a Simone Orazio, nel frattempo approdato alla sezione gip) è quello di estrarre il profilo polimorfo dai frammenti di ossa ed effettuare una comparazione con il Dna dei due fratelli di Salvatore Cairo. La perizia dovrà inoltre stabilire se i reperti presentino tracce di bruciatura e sezionamento mediante motosega a scoppio. I risultati dell’accertamento dovranno essere depositati entro 60 giorni. L’esame dei periti è stato fissato per il prossimo 16 aprile. Va ricordato che è stato uno dei due imputati, il 58enne Enrico Morleo, a condurre la corte presso il casolare abbandonato in cui nel maggio 2000 avrebbe occultato le spoglie carbonizzate di Salvatore Cairo, dopo averle fatte a pezzi con una motosega. 

Processo Cairo Spada (Corte d'assise)-2

Enrico ha seguito l’udienza in video collegamento dal carcere di Palermo. Collegato in videoconferenza, dalla casa circondariale di Opera (Milano), anche l’unico altro imputato: il 59enne Cosimo Morleo, fratello di Enrico. I due, difesi rispettivamente dagli avvocati Giacinto Epifani e Luca Leoci, sono accusati di duplice omicidio pluriaggravato dalla premeditazione e dal metodo mafioso. Enrico sarebbe stato l’esecutore materiale dei due crimini (risale al 19 novembre 2001 l’omicidio di Sergio Spada), mentre Cosimo avrebbe ricoperto il ruolo di mandante. I due imprenditori, stando al teorema accusatorio sostenuto dal pm della Dda di Lecce, Milto Stefano De Nozza, sarebbero stati uccisi perché rappresentavano degli scomodi concorrenti nel settore dei casalinghi, dove i Morleo puntavano al monopolio. 

I familiari delle vittime si sono costituiti parte civile, assistiti dagli avvocati Cristina Minonne (oggi in aula in sostituzione di Vincenzo Farina e Karin Pantaleo), Oreste Nastari, Emanuela Sborgia, Maurizio Scardia e Giorgia Quarta (in sostituzione di Giuseppe Guastella). Presenti in aula anche oggi i figli e la moglie di Spada. Quest’ultima, già ascoltata come teste in una precedente udienza, ha fatto sapere tramite il proprio avvocato di essere in grado di effettuare un riconoscimento più dettagliato di Enrico Morleo, alla luce del sopralluogo avvenuto lo scorso dicembre. La richiesta di poter rendere delle dichiarazioni sarà vagliata al termine del dibattimento. 

Le "scuse" di Cosimo Morleo

Cosimo Morleo ha invece reso delle dichiarazioni spontanee in cui si è scusato per il “tono scortese” avuto durante il suo esame, tenutosi lo scorso 13 dicembre. “Ero agitato – ha spiegato – perché fuori dall’aula c’erano i miei figli”. L’imputato ha ribadito la sua innocenza, aggiungendo che rilascerà ulteriori dichiarazioni spontanee. Poi è stato chiamato a deporre come teste uno dei fratelli degli imputati, Giuseppe Morleo, assistito dall’avvocato Daniela D’Amuri. Questi, coinvolto in un procedimento connesso, si è avvalso della facoltà di non rispondere.

Processo Cairo  - Spada-2

"La lettera di minacce"

Poi è stata la volta della moglie di Enrico Morleo, Laura Franchetti, convocata come teste dell’avvocato Giacinto Epifani. In risposta alle domande del legale, Franchetti ha ricostruito un contesto non idilliaco nella famiglia Morleo, dove ci sarebbero stati “fratelli di Serie A e fratelli di Serie B”. Fra questi sarebbe rientrato Enrico Morleo, che avrebbe avuto “rapporti non belli” con i fratelli. 

Enrico e Cosimo sono stati accusati a 20 anni di distanza dagli omicidi grazie alle dichiarazioni rese dal fratello Massimiliano, che nel gennaio 2022 ha iniziato a collaborare con la giustizia. Prima del pentimento, mentre era recluso nel carcere di Taranto, Massimiliano ha fatto recapitare ad Enrico Morleo una lettera definita come minatoria dalla Franchetti, che oggi ha esibito il manoscritto in aula. Il motivo di queste minacce, da quanto riferito dalla teste, sarebbe riconducibile al mancato intervento di Enrico in difesa dei familiari di Massimiliano, dopo un’aggressione subita per mano di un altro fratello.

"L'ansia di Enrico dopo il pentimento di Massimiliano"

La teste è stata invitata a chiarire i contenuti di alcune conversazioni con il coniuge intercettate dai poliziotti della squadra Mobile di Brindisi nel gennaio 2022. Si tratta di dialoghi che a detta della Franchetti testimoniavano lo stato di “ansia e preoccupazione” in cui era sprofondato il marito dopo aver appreso del pentimento di Massimiliano, poiché “temeva un’accusa” nei suoi confronti. Questo stato d’ansia si sarebbe acuito il 22 gennaio 2022, quando gli investigatori hanno effettuato un sopralluogo in un deposito nella zona industriale di Brindisi che all’epoca dei fatti apparteneva a un’azienda riconducibile a Cosimo Morleo, dove il cadavere di Cairo (come ammesso dallo stesso Enrico nell’udienza del 13 dicembre) fu fatto a pezzi e bruciato in un bidone.

A tal proposito l’avvocato Epifani ha esibito una copia di un servizio di BrindisiReport su quel sopralluogo. L’articolo fu commentato da Enrico e dal figlio. “Non ricordo - ha spiegato la Franchetti - se Enrico fece riferimento a Cairo e Spada. Ricordo solo che disse che quella era la falegnameria di Cosimo. Dopo aver visto la casa gialla (la falegnameria in cui Enrico Morleo ha confessato di aver trovato il cadavere insanguinato di Cairo con un coltello su di esso, ma non di averlo ucciso lui, ndr) le sue preoccupazioni sono aumentate”.

La terra di Enrico e il credito con Cosimo

Nelle intercettazioni si fa riferimento anche a una somma di denaro pari ad alcune decine di migliaia di euro che Enrico avrebbe dovuto recuperare dal fratello Cosimo. Secondo l’accusa si tratta del compenso che all’epoca Cosimo promise ad Enrico, in cambio dell’uccisione dei due imprenditori. Ma Franchetti ha fornito un’altra spiegazione. “Enrico – spiega la teste – aveva una terra di circa 1.500 metri quadri intestata a un prestanome (ascoltato come teste durante l’udienza odierna, ndr)”. Un giorno, da quanto riferito da Franchetti, Cosimo, “in rosso con la banca”, avrebbe chiesto ad Enrico di vendere la terra e di prestargli la somma ricavata. Il terreno poi sarebbe stato venduto per una somma fra 15mila e 20mila euro che Enrico girò effettivamente a Cosimo, senza mai ottenerne la restituzione. A supporto del suo racconto, Franchetti ha mostrato l’atto di vendita del terreno. Secondo l’accusa, però, tale vicenda non avrebbe nulla a che fare con il processo.

L'udienza è proseguita per delle ore, fino alle 20, con il controesame della teste da parte del pm Milto De Nozza, per poi passare agli esami di altri testi.

Articolo aggiornato alle 20:15 (Aggiunta ultimo paragrafo)

Rimani aggiornato sulle notizie dalla tua provincia iscrivendoti al nostro canale whatsapp: clicca qui

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Imprenditori uccisi: "Enrico Morleo fu minacciato dal fratello Massimiliano"

BrindisiReport è in caricamento