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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca Torre Santa Susanna

Morì dopo la caduta in un pozzo: a processo il proprietario del terreno

Disposto il rinvio a giudizio per un 78enne. La vittima, Vincenzo Di Noi, scomparve il giorno di Ferragosto 2022. Su istanza del legale della vedova del 79enne il pm riesumò il cadavere e dispose la perizia

TORRE SANTA SUSANNA - Il 79enne torrese Vincenzo Di Noi scomparve il giorno di Ferragosto 2022. Dopo due giorni il suo corpo senza vita venne trovato in fondo a un pozzo, sito in contrada Grandizia, agro di Torre Santa Susanna. Dopo l'udienza dell'11 aprile 2024, il proprietario del terreno dove è sito il pozzo è stato rinviato a giudizio. Moglie e figli si sono costituiti parte civile. Il legale che assiste Anna Rita Dicursi (vedova di Di Noi), l'avvocato Cosimo Lodeserto, aveva presentato istanza per la riesumazione del cadavere e per la relativa perizia.

Il pm dispose quindi l'esame autoptico, affidato al professor Raffaele Giorgetti, ordinario di Medicina legale presso l'Università politecnica delle Marche. I figli di Di Noi sono assistiti dall'avvocato Antonio Morleo Tondo. L'imputato, che deve rispondere di omicidio colposo, è il 78enne torrese A.S. (assistito dagli avvocati Raffaele Missere e Serena Missere), rinviato a giudizio dalla gup del tribunale di Brindisi, Vilma Gilli.

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Vincenzo Di Noi era uscito di casa - era il 15 agosto 2022 - e con la sua auto aveva raggiunto contrada Grandizia. Voleva raccogliere i fichi d'india. Durante la giornata i suoi famigliari non hanno ricevuto più sue notizie. Partirono quindi le ricerche, che videro coinvolti 25 vigili del fuoco. Hanno portato il proprio contributo anche i volontari dell'associazione di protezione civile "Il cuore di Antonio Bianco a braccia aperte" e i carabinieri. All'alba del 17 agosto venne, purtroppo, trovato il corpo senza vita di Vincenzo Di Noi.

Un salto in avanti: nel novembre 2023 il pm Giuseppe De Nozza, procura di Brindisi, chiede che venga rinviato a giudizio A.S., con l'accusa di omicidio colposo. La colpa sarebbe consistita in "imprudenza e negligenza", e per aver violato alcune norme riguardanti pozzi e terreni. L'appezzamento di terra, si legge nell'imputazione, non era recintato. E dunque era accessibile a tutti. E anche il pozzo, profondo più di otto metri e con imboccatura di circa 80-100 centimetri, era privo degli accorgimenti necessari per evitare incidenti. Sempre nel capo d'imputazione, viene specificato che era coperto da vegetazione. La prima udienza è stata fissata per il 26 novembre 2024.

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