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Sabato, 27 Aprile 2024
Cronaca

Sephora, la "non storia" di una mamma migrante morta dopo il parto a Brindisi

E' sbarcata il 19 settembre senza documenti, senza parenti, solo con la figlia che portava in grembo. Il suo corpo è nell'obitorio del Perrino, non si sa se potrà essere portato nella sua terra natia

BRINDISI - Aveva detto di chiamarsi Sephora. Di avere 24 anni e di venire dal Burkina Faso. Non aveva documenti con sé, non aveva familiari. E' morta "sola", dopo aver dato alla luce una bambina. Che non conoscerà madre e padre. Ricostruire la storia di Sephora - è bene chiamarla così, anche se non è il nome vero, lei ha scelto questo - non è difficile. Sembra proprio impossibile. Lontana migliaia e migliaia di chilometri da casa - il Burkina Faso o qualche altro stato africano? -, la sua storia è quella di una invisibile che, sembra un paradosso, non ha un storia che si possa conoscere. E' la "non storia" di una ragazza che ha attreversato un continente e un mare e si è vista la vita stroncata da complicanze, prima e dopo il parto. Se si prova, con gli elementi attuali, a ricostruire la storia di Sephora, si può scrivere davvero poco. Eppure quel poco che qui è scritto, vuole, nelle intenzioni, restituire la dignità che a nessuna donna e a nessun uomo deve essere mai negata. Quel poco che qui è scritto vuole essere un piccolo aiuto a permettere a chi la conosceva di poterla piangere come Sephora merita.

Lo sbarco dopo il viaggio della speranza

E' sbarcata il 19 settembre scorso nel porto di Brindisi, dalla nave Geo Barents dell'Ong "Medici senza frontiere". Era stata salvata due giorni prima in acque Sar maltesi. Vai a capire in quale salvataggio, ce ne sono stati tanti in pochissime ore. Era partita dalla Tunisia. Era arrivata nel capoluogo adriatico insieme a 470 persone. Lei era tra le sei donne incinta. Cosa hanno visto gli occhi di Sephora durante quella traversata? Che suoli hanno toccato i suoi piedi? Quanta forza aveva, pur incinta, per compiere quel viaggio della speranza? Cosa cercava? Una vita migliore, un posto migliore, si dirà. Ma la realtà è molto meno banale di questa risposta. Non glielo si può più chiedere. Contattata l'Ong, il personale si è detto dispiaciuto e scosso. Ma erano 471 migranti, impossibile conoscere la storia di ciascuno di loro. La prassi è questa: personale Usmaf visita i migranti a bordo, poi a terra ci pensa il 118, con i suoi Pma (posto medico avanzato). A bordo non sono state registrate criticità sanitarie. Sephora è stata visitata presso uno dei due Pma.

Il ricovero al Perrino, il parto e la morte

La Prefettura di Brindisi ha spiegato che Sephora è stata portata al Perrino già il giorno dello sbarco. La sua situazione non era semplice, hanno constatato i sanitari. Era senza familiari, in un Paese straniero. Senza una storia sanitaria conoscibile. La "storia" ritorna ancora. Anzi, la sua assenza. Non aveva documenti con sé. Ha detto di chiamarsi Sephora Niangane, di avere 24 anni e di venire dal Burkina Faso. Ma non è detto che queste informazioni fornite siano esatte. E poi, aveva avuto problemi di salute? Quando una situazione sanitaria è delicata, la mancanza di informazioni può essere fatale. Ha partorito, con un taglio cesareo. Ha dato alla luce una bambina. Anche lei è senza nome, al momento. Poi, il peggioramento dello stato clinico nella nottata ha richiesto il trasferimento in Rianimazione, dove è deceduta per emorragia cerebrale nella serata del 27 settembre. Il suo corpo è attualmente custodito nell'obitorio dell'ospedale Perrino. La bambina è stata affidata ai servizi sociali del Comune. La Prcoura di Brindisi, stando a quanto si apprende, non ha aperto indagini sul decesso.

La ricerca di parenti e amici

Qualche sanitario si è recato davanti al corpo di Sephora. Un estremo saluto, un'estrema forma di vicinanza, di rispetto. Con sé, oltre ai vestiti, aveva un portafogli con circa cento euro. E un paio di infradito. Non tutti i migranti arrivano in Italia con le scarpe, come ha affermato un ministro di questo Governo, rispondendo malamente alle polemiche sulla prevista fideiussione da 5 mila euro per non essere trattenuti nei centri di attesa. No, almeno Sephora le scarpe non ce le aveva. Il presidente della Comunità Africana di Brindisi, Drissa Kone, si è attivato per poter dare una degna sepoltura a Sephora e capire come contattare parenti e amici. Per comunicare loro la morte della ragazza. Non è facile, ma è un gesto che va fatto. Un'indagine che va portata fino in fondo. Forse in questo modo Sephora potrà essere raccontata, dopo tutti questi passaggi a vuoto. Affinché la sua non rimanga una "non storia". E una bambina nata a Brindisi possa conoscere la vita della sua mamma, morta dopo averla data alla luce.

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