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Anci/ Delrio: “Sono qui per unire”

BRINDISI – Trionfa il sindaco di Reggio Emilia, Graziano Delrio, nel giorno in cui il Pd ha deciso di mettersi a nudo. Cinque ore di assemblea a porte chiuse, nella “Sala Amaranto”: due candidature ufficiali, un lungo e lacerante dibattito interno, proposte di mediazione tentate in extremis e destinate a fallire sul nascere. Qualcuno, tra i delegati, sussurra la candidatura del sindaco di Torino Piero Fassino, per mettere pace. Ma è l’interessato a tirarsi indietro dalla bagarre, proponendo, invece, ai delegati Democratici di votare Michele Emiliano presidente, affiancato dallo staff di Delrio. Un esercizio di equilibrismo che non ha fortuna.

BRINDISI – Trionfa il sindaco di Reggio Emilia, Graziano Delrio, nel giorno in cui il Pd ha deciso di mettersi a nudo. Cinque ore di assemblea a porte chiuse, nella “Sala Amaranto”: due candidature ufficiali, un lungo e lacerante dibattito interno, proposte di mediazione tentate in extremis e destinate a fallire sul nascere. Qualcuno, tra i delegati, sussurra la candidatura del sindaco di Torino Piero Fassino, per mettere pace. Ma è l’interessato a tirarsi indietro dalla bagarre, proponendo, invece, ai delegati Democratici di votare Michele Emiliano presidente, affiancato dallo staff di Delrio. Un esercizio di equilibrismo che non ha fortuna.

L’assemblea dei delegati Pd, tra mugugni, musi lunghi, volti tesi, decide alla fine di improvvisare le primarie, in un clima di confusione: “Non chiedeteci cosa stia accadendo perché non lo stiamo afferrando neppure noi. Si vota? E con quali regole? Staremo a vedere”.

Matteo Renzi, è tra quelli più scettici. Lo scontro è frontale: Graziano Delrio contro Michele Emiliano, Pd contro Pd, nord contro sud. Un pomeriggio surreale, vissuto a nervi tesi, nella storica cornice del porto di Brindisi. La matassa Pd ha bloccato e alterato l’intero cerimoniale che ruotava attorno all’assemblea plenaria dell’Anci, rimasta pressoché deserta per tutto il pomeriggio.  I fari erano tutti puntati sulla sala Amaranto, dove si stava consumando il calvario dei Democratici. Si sarebbe dovuto votare attorno alle 17. Si è votato alle 20.15.

Un verdetto che ha sorpreso per primo lo stesso Delrio, che poco prima dell’esito delle primarie, quasi rassegnato, sfogava così la tensione: “Si è mosso tutto il partito, da Bersani a D’Alema, a Fassino. Credo che vincerà Michele”. Così, quando corrono a comunicargli l’esito della votazione, quasi non ci crede. Per tre voti ce l’ha fatta. E non sta nella pelle. Il resto è protocollo: dall’abbraccio con Emiliano alle prime dichiarazioni: “E’ stata una bella competizione democratica”. Di bello, oggettivamente, nel pomeriggio Pd è difficile scorgere qualcosa. E per come è maturata, l’elezione a presidente dell’Anci del sindaco di Reggio Emilia è destinata a lasciare strascichi a lungo, a giudicare anche dai primi commenti.

I delegati del Pdl e del resto del mondo hanno accolto in sala i colleghi del Pd con fischi e urla: “Vergogna. Avete svilito l’assemblea dell’Anci. Siamo qui da cinque ore. Prima di tutto chiedeteci scusa”. Severo nel pomeriggio anche il sindaco di Roma Gianni Alemanno: “Il Pd spacca l'Anci. Stiamo assistendo a un bruttissimo spettacolo: siamo qui ad aspettare da ore che decidano, noi stiamo dimostrando spirito di servizio, ma non ne abusino ulteriormente”.

Ma è soprattutto nel Pd, a margine delle primarie, che la ferita fa male: «È oggettivamente scandaloso che il Pd dell'Emilia esprima il Segretario nazionale, il coordinatore della Segreteria nazionale, il capogruppo alla Camera dei Deputati, il Presidente della conferenza Stato-Regioni e adesso anche il Presidente dell'Anci”. Lo afferma il segretario regionale Pd della Puglia, Sergio Blasi, che sosteneva la candidatura del sindaco di Bari, Michele Emiliano, presidente regionale del Pd, alla presidenza dell'Anci.

“Sono arrabbiato col Partito democratico - dice Blasi - perché oggi è venuta meno la sua funzione dirigente. Non si può aspettare l'inizio dell'assemblea per decidere con la pratica inaccettabile della conta interna ciò che avrebbe dovuto essere l'esercizio della politica”. Per Blasi, “sarebbe stata una straordinaria occasione, per il Pd, intestarsi una grande battaglia, per tutelare e difendere gli interessi dei Comuni italiani a prescindere dallo schieramento politico di chi li governa. Si ricordino tutti che la ricostruzione dell'Italia è, oggi più di ieri, inscindibile dalle ragioni del Sud, dalla sua ripartenza, dal suo essere decisivo per la crescita dell'intero Paese".

"Sarebbe stata questa l'occasione, attraverso l'elezione di Michele Emiliano alla Presidenza dell'Anci, cioè dell'unico Sindaco del Pd di una grande città del Sud, per deregionalizzare gli interessi del Mezzogiorno. La battaglia per difendere le nostre ragioni come le ragioni dell'intero Paese - conclude Blasi - non finisce qui”.

Stessa rabbia e stessa amarezza nelle parole di Nichi Vendola: “Sono rimasto ad aspettare dietro a una porta chiusa. Ora me ne vado”. Ma prima di lasciare gli ex stabilimenti Montecatini a Sant’Apollinare, Vendola attacca a muso duro: “Abbiamo assistito a delle prove tecniche di secessione. Dopo vent’anni il sud aveva il diritto di esprimere la candidatura di un sindaco espressione del proprio territorio alla presidenza dell’Anci. La candidatura di Emiliano doveva essere un fatto scontato, naturale. Invece gli è stata sbarrata la strada”. E con Emiliano, un abbraccio fraterno: “Comunque resti il mio sindaco”, lo incoraggia Vendola. “E tu il mio presidente. E bada bene che non ho precisato presidente di cosa”, chiosa Emiliano.

Il sindaco di Bari la prende con diplomazia: “Non amo perdere neppure quando gioco al mercante in fiera, figuriamoci in una circostanza come questa. Ma sono ugualmente soddisfatto. La proposta del Pd attorno alla mia candidatura ha convinto anche molti sindaci del Nord. Alla fine ho perso per un pugno di voti.  Ciò dimostra che esiste la possibilità di cucire il Paese”.

A smorzare le polemiche ci prova Delrio, quando sale sul palco per illustrare la mozione al congresso. “E’ vero, oggi dobbiamo innanzitutto chiedere scusa all’assemblea”, ha esordito.

E poi l’impegno: “La mia elezione non è contro qualcosa, né contro qualcuno. La ricetta per l'Italia è di farci carico di tutto il Paese, vengo dalla città del Tricolore e voglio che l'Anci resti il luogo dell'unità dove tutti i sindaci devono sentirsi a casa propria”.

“In questi sette mesi - ha proseguito - abbiamo imparato dai giornali dei tagli ai bilanci dei Comuni e del riordino istituzionale, senza avere avuto ascolto dal governo. Siamo pronti a fare vedere i nostri conti ed a fare il nostro dovere sui fabbisogni standard, ma vogliamo l'autonomia e la pari dignità per i Comuni sancita dall'articolo 114 della Costituzione. Per questo - ha concluso Delrio - chiediamo di essere convocati ai tavoli prima che vengano assunte tutte le decisioni che riguardano i Comuni”.

“A Graziano Delrio, neoeletto presidente dell'Anci vanno le mie più sincere congratulazioni e auguri di buon lavoro». È quanto ha affermato invece Osvaldo Napoli che fino ad oggi ha guidato l'Associazione dei Comuni italiani. “Delrio sarà certamente in grado di assicurare all'Anci autonomia ed unità, unità che travalica differenze di appartenenza geografica e politica degli amministratori così come le differenze tra grandi, medi e piccoli Comuni. Queste istituzioni - ha concluso Napoli - rappresentano la spina dorsale del Paese e continueranno ad avere nell'Associazione il loro punto di riferimento più importante”.

Il nuovo presidente si troverà a guidare l’Anci in un momento delicato: i sindaci sono alle prese con decisivo braccio di ferro con il Governo centrale per ottenere, insieme a Regioni e Province, una riduzione dei tagli previsti dalla manovra. Una sfida importante per evitare, denunciano gli Enti locali, che da gennaio ci si ritrovi con la paralisi dei servizi da garantire ai cittadini. E non stupisce dunque che la manovra sia proprio uno degli argomenti principali al centro dei lavori dell’Assemblea di Brindisi.

Quello che mancherà, con ogni probabilità è proprio il faccia a faccia con il governo.  A partire da oggi avrebbero dovuto fare tappa a Brindisi, insieme al presidente del Senato Renato Schifani (trattenuto a Roma da sopraggiunti impegni) i ministri Raffaele Fitto (assente alla cerimonia odierna), Roberto Maroni (Interno) e Ignazio La Russa (Difesa). Ma i forfait stanno piovendo uno dietro l’altro

A Brindisi, invece, nell’ambito delle diverse tavole rotonde promosse a margine del congresso non dovrebbero mancare: Luca Cordero di Montezemolo (presidente Ferrari, giovedì alle 12)  Susanna Camusso (Cgil, giovedì alle 17), Luca Angeletti (segretario generale Uil, venerdì alle 17), il capo della Protezione civile Franco Gabrielli (nella mattinata di sabato prossimo, alle ore 10, nell’ambito di un convegno sui Gruppi comunali di volontariato: associazioni in prima linea sul fronte dei soccorsi e braccio operativo della macchina organizzativa per le emergenze sul territorio nazionale).

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