Una Fia Panda rubata a Tricase (Le) domenica scorsa e una Renault Kangoo rubata a Leverano (Le) il 12 maggio del 2012 sono state trovate in un'officina meccanica di Oria con targhe appartenenti ad altre vetture e una di esse parzialmente smontata. Arrestato per riciclaggio il titolare dell'autofficina, Cosimo Nicolì 61enne, già noto alle forze dell'ordine per reati simili.
Un 58enne di Mesagne domiciliato a Erchie, Mario Crastolla è stato arrestato dagli agenti del commissariato di polizia di Mesagne perché sorpreso a smontare un'auto rubata. Si tratta di una Toyota Yaris di una società di noleggio di Bari rubata nella serata di ieri, martedì 3 dicembre
Sorpresi mentre smontavano un'auto rubata, arrestati nel primo pomeriggio di oggi (martedì due settembre) Raffaele e Antonello Gravina di Mesagne, fratelli di Francesco, alias Gabibbo, il nuovo collaboratore di giustizia ex elemento di spicco della Scu
BRINDISI - Troppo tempo è passato per poter sostenere che le colpe del padre debbano ricadere ancora sugli acquisti del figlio. Per altro in assenza di documentazione che, dettagliatamente, attesti che i soldi usati oggi sono soldi riciclati e accumulati nel lontano 1992.
OSTUNI - Vasta operazione della polizia. Nella rete, una banda organizzata nei furti presso depositi agricoli e cantieri edili ma anche e soprattutto dedita al riciclaggio delle attrezzature e dei mezzi rubati, destinati al mercato illegale italiano e straniero. Un’organizzazione capillare, con ramificazioni in tutta la regione e in Campania. Indagini e accertamenti anche in provincia, dove negli ultimi mesi diversi sono state le incursione furtive, soprattutto nelle campagne del nord brindisino, tra Ostuni e Fasano.
TUTURANO (Brindisi) - Nel cortile della sua abitazione le forze dell’ordine, rinvennero nel febbraio scorso una “Fiat Panda”, risultata rubata. A distanza di circa un mese, i carabinieri della Stazione di Tuturano lo hanno tratto in arresto: Emio Longo, 36enne del posto, già noto alle forze dell’ordine, è finito ai domiciliari, poiché ritenuto responsabile di riciclaggio.
Nuovo sequestro patrimoniale a Brindisi nei confronti di una famiglia di imprenditori originari di Castellammare di Stabia, i D'Oriano, molto attiva negli anni Novanta nel riciclaggio dei proventi del contrabbando di sigarette. Sulla fitta rete di insospettabili e prestanome, nel 1996 partì una indagine della procura e della Guardia di Finanza brindisine denominata Operazione Atlantide. Il processo a carico di 60 persone è giunto alla fase dei ricorsi in Cassazione. All'epoca furono sequestrati conti correnti per 27 miliardi di lire.
BRINDISI – Undici anni e 10 mesi in Appello, ricorso in Cassazione pendente: questa è la posizione di Alfonso D’Oriano, uno dei membri della famiglia radicata a Brindisi da molti anni, ma originaria di Castellamare di Stabia e con collegamenti – secondo gli investigatori – con il clan stabile dei D’Alessandro. Uno snodo cruciale del riciclaggio delle Marlboro-lire negli anni ruggenti del contrabbando di sigarette, con investimenti immobiliari e in attività portuali, come la società “D’Oriano Maria Edelma”, ora da lungo tempo in amministrazione giudiziale. Ma il sequestro anticipato di beni abbattutosi in questi giorni su Alfonso D’Oriano è svincolato dalla vicenda penale, la famosa Operazione Atlantide che svelò il profondo intreccio a Brindisi tra economia contrabbandiera e società civile alla fine degli anni Novanta, individuando e colpendo la rete del riciclaggio composta da decina di prestanome (circa 70 gli imputati nei primi due gradi di giudizio).
BRINDISI – Otto milioni di euro. A tanto ammonta il sequestro di beni, in applicazione della normativa antimafia, eseguito dal Nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza nell'ambito dell'operazione Atlantide II. Si tratta di un sequestro anticipato di beni – quello eseguito dai militari guidati dal maggiore Gabriele Sebaste, eseguito su provvedimento emesso dal presidente del tribunale di Brindisi, nei confronti di un brindisino gravato da precedenti penali per riciclaggio di proventi derivanti dal contrabbando di sigarette.
BRINDISI - Arriva la sentenza di secondo grado del processo scaturito dalla operazione Atlantide, messa a segno dalla Guardia di Finanza di Brindisi ormai due lustri fa. Sono 127 anni le pene inflitte a 25 imputati, reati prescritti per tutti gli altri, cinquantatre in tutto. Dove finirono i soldi delle bionde che fecero del potentato Scu, un impero?
BRINDISI – Sette assoluzioni e una condanna. Si è concluso il processo nei confronti di una presunta associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio di automezzi. L’unico ad essere stato condannato è stato Giuseppe Carlucci, 39 anni, di San Michele Salentino, difeso dall’avvocato Cosimo Deleonardis, Il tribunale, sezione collegiale (Perna presidente, Testi e Scuzzarella giudici) gli ha inflitto quattro anni e tre mesi di reclusione, oltre a 2.700 euro di multa, pagamento delle spese processuali e pagamento delle stese per il mantenimento in carcere.
BRINDISI – Nel lunghissimo processo di estrazione dalla società civile e dall’economia brindisina dei patrimoni legati ai traffici contrabbandieri, tappa importante oggi per gli investigatori della Guardia di Finanza e per la procura della Repubblica. L’imprenditore Antonio D’Oriano, considerato uno dei personaggi-simbolo di quel sistema, ha ricevuto dal Nucleo di polizia tributaria un decreto di sequestro che lo priva di beni mobili e immobili, compendi e quote aziendali per un valore stimato di 5,2 milioni di euro. Il provvedimento si configura come sequestro anticipato di beni, firmato dal presidente del tribunale per le misure di prevenzione, Gabriele Perna, e dovrà essere convalidato tra meno di un mese dal collegio al completo.