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Sacra corona unita, la droga sempre al centro degli affari nel Brindisino

La relazione Dia del primo semestre 2021: le forze dell'ordine continuano a sferrare colpi ai clan. Svelati gli intrecci e la pacifica convivenza in provincia

BRINDISI – Come nell'ultima relazione Dia (Direzione investigativa antimafia) – quella relativa al secondo semestre 2020 – va evidenziato che la Sacra corona unita nel Brindisino risente dell'efficace attività delle forze dell'ordine. Inchieste e arresti, anche nel primo semestre 2021, hanno inferto duri colpi alle consorterie mafiose made in Brindisi e provincia. L'analisi: il core business rimane il traffico di sostanze stupefacenti. Nel capoluogo i clan appaiono "ridimensionati", mentre nella provincia vige un accordo di non belligeranza tra due clan. 

I clan di Brindisi ridimensionati

Si legge nella relazione Dia, nella parte riservata al Brindisino: "In particolare nel capoluogo brindisino appaiono notevolmente ridimensionati i gruppi Brandi e Romano-Coffa, quest'ultimo colpito nel dicembre 2020 da un decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca". In effetti, nel dicembre 2020, scorrendo le cronache, si può notare come un brindisino sia stato raggiunto da un decreto di sequestro da due milioni di euro, operato dalla guardia di finanza. Nel maggio 2021 lo stesso soggetto viene coinvolto in un'altra inchiesta, condotta dai carabinieri romani. E' l'operazione "Box": pusher capitolini si rifornivano a Brindisi per alimentare le piazze di spaccio della capitale. Nei confronti del brindisino era stata disposta la misura cautelare in carcere. Per quanto riguarda il clan Morleo, nella relazione Dia viene menzionata l'operazione "Sincro", condotta dai carabinieri nel marzo 2021. Si parla sempre di droga. Di recente sono arrivate condanne in abbreviato.

Relazione Dia primo semestre 2021-2

Pax mafiosa nella provincia

"Nel territorio provinciale dove le storiche formazioni delinquenziali di tipo mafioso della città brindisina continuano a estendere la propria influenza sembra ancora sussistere la pacifica convivenza dei due schieramenti malavitosi riconducibili ai tuturanesi (gruppo Buccarella) e ai mesagnesi (gruppi Rogoli, Campana, Vitale, Pasimeni e Vicentino), entrambi attivi anche nel capoluogo". Quindi per gli analisti della Dia continua la pax mafiosa. Poi vengono citati i casi di Carovigno e Ostuni. Nel primo caso, "l'interesse delle compagini associative locali verso la gestione della cosa pubblica era stato peraltro documentato dall'indagine 'Reset' del giugno 2020 che aveva ricostruito le vicende criminali di referenti d'area della frangia dei mesagnesi facenti capo al clan Vitale". In questo caso vennero coinvolti nell'inchiesta Massimo Lanzilotti e Francesco Leoci, rispettivamente ex sindaco ed ex presidente del Consiglio comunale di Carovigno. Entrambi di recente sono stati assolti dalle accuse con formula piena. Viene poi citato il caso di Ostuni: il 26 febbraio 2021 si è insediata presso il Comune la commissione di accesso ispettivo nominata dal prefetto, per presunte infiltrazioni mafiose. Il Comune di Ostuni sarà effettivamente sciolto.

Un business interregionale

Il resto della parte della relazione dedicata al Brindisino si concentra principalmente sul traffico di droga. Vengono elencate alcune indagini che mostrano come alcuni brindisini abbiano allargato il proprio raggio d'azione. In epoca di globalizzazione, perché limitarsi alla Puglia e a fare affari solo con pugliesi? Un esempio: l'operazione "Ottobre rosso" del marzo 2021: in quel caso la marijuana coltivata nei Balcani veniva importata in Italia tramite alcuni scafi che facevano la spola tra le coste adriatiche d'oltremare e quelle della Penisola. La logistica era affidata a soggetti del Brindisino. Un altro esempio è l'operazione "Faust", contro la 'ndrangheta. Anche in questo caso tra i soggetti coinvolti c'è un brindisino, che verrà condannato successivamente a tre anni di reclusione. Anche i reati contro il patrimonio sono un business fiorente. Nella relazione Dia viene citata l'operazione "Grid" dei carabinieri. Di recente sono arrivate le condanne: circa cento anni di carcere agli imputati, accusati di furti di autovetture, ricettazione e droga. Infine: "Nel semestre in esame sarebbe stato confermato il ruolo strategico del porto di Brindisi per gli scambi illegali non solo con l'area balcanica ma anche con la Grecia, la Turchia e il bacino orientale del Mediterraneo per quanto attiene l'introduzione nel territorio italiano sia di sostanze stupefacenti, sia di prodotti di contrabbando contraffatti commercializzati come manifattura 'made in Italy' e destinati al mercato comunitario".

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