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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca San Vito dei Normanni

"The Wolf", Lamendola padre e figlio si dissociano dalle minacce ai magistrati

La giudice Maria Francesca Mariano e la pm Carmen Ruggiero sono sotto scorta da più di un mese: la prima è la gip che ha emesso l'ordinanza relativa all'operazione, la seconda è la titolare dell'inchiesta. Intanto, è pervenuta un'altra lettera di intimidazioni, firmata col sangue

Il 34enne Gianluca Lamendola e il 51enne Cosimo Lamendola si sono dissociati dalle minacce di morte che hanno ricevuto i due magistrati Maria Francesca Mariano (ufficio gip/gup del Tribunale di Lecce) e Carmen Ruggiero (sostituta procuratrice della Direzione distrettuale antimafia, sempre del capoluogo salentino). Dal settembre scorso entrambe sono sotto scorta, in quanto raggiunte da intimidazioni. Mariano, in qualità di gip, ha emesso le ordinanze di custodia cautelare che hanno colpito diversi membri del clan Lamendola-Cantanna, ritenuto parte della frangia mesagnese della Sacra Corona Unita, mentre Ruggiero è la titolare dell'inchiesta di cui si parla, sfociata giustappunto il 18 luglio 2023 nell'operazione "The Wolf", condotta dai carabinieri della compagnia di San Vito Dei Normanni. Per questo, la possibilità che le minacce di morte siano legate a questa operazione sono tutt'altro che remote. Anzi.

Tra l'altro, il comitato per l'Ordine e la sicurezza ha disposto proprio in questi giorni un rafforzamento del dispositivo di protezione della giudice Mariano. Il motivo è da ricercare in un'altra lettera di minacce indidirizzata al magistrato. Particolare ancora più inquietante: questa missiva è stata firmata col sangue, come raccontato in questo articolo di LeccePrima. L'autore avrebbe in sostanza rinnovato, in due fogli manoscritti, il desiderio di vedere uccisa la giudice, facendo anche riferimento alle sue conoscenze nei rituali satanici, e con lei anche la sostituta procuratrice della Dda Carmen Ruggero, titolare dell'inchiesta sul clan Lamendola-Cantanna che avrebbe provocato le reazioni brutali del mittente.

Sabato 18 novembre i carabinieri hanno posto fine alla latitanza di Gianluca Lamendola, sfuggito agli arresti e ritenuto al vertice del clan. Il 21 novembre è comparso davanti al gip del Tribunale di Reggio Emilia (è stato individuato in Emilia Romagna), avvalendosi della facoltà di non rispondere. A colloquio con i suoi legali, gli avvocati Andrea D'Agostino e Gianvito Lillo, però ha preso le distanze da questi episodi di intimidazione, dichiarando la propria estraneità. Avrebbe aggiunto che da parte sua c'è il rispetto dei ruoli altrui. Stesso concetto è stato espresso dal padre Cosimo, sempre assistito dai medesimi legali. Quest'ultimo era stato arrestato il 26 settembre nelle campagne della Valle d'Itria, dopo che anche lui era sfuggito al blitz. Rimasto in silenzio davanti al gip, anche il 51enne ha espresso la propria dissociazione dalle minacce che hanno riguardato i magistrati Maria Francesca Mariano e Carmen Ruggiero.

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